Milano 3 Giugno – Milano: bellissima città! In essa batte un cuore antico con un’anima rivolta al futuro. Città, Milano, ricca, da sempre con una coscienza politica votata alla democrazia, alla laicità, alla libertà e con un innato spirito critico. Culla di grandi personaggi come Beccaria, Manzoni e Cattaneo (per citarne alcuni), Milano è da sempre stata città aperta e aperta allo sviluppo.
Ma oggi, grazie ad una politica scellerata e ad una classe politica corrotta e svenduta, è diventata una delle capitali logistiche del terrorismo di matrice islamica legato al movimento wahabita dei Fratelli Musulmani che, per la prossima legislatura cittadina, mirano, con la complicità del PD e dei loro complici politici, a portare una loro esponente nel Consiglio Comunale: Sumaya Abdel Qader.
Però non è di lei che si parlerà in questo articolo, nonostante sia legata al CAIM tramite l’Associazione dei Giovani Musulmani; qui, ora, parleremo del legame tra i Fratelli Musulmani, holding del terrorismo islamico, il CAIM e le altre associazioni islamiche che, dall’ultimo decennio del secolo scorso, si sono insinuate nel tessuto sociale di Milano diffondendosi come metastasi che in futuro saranno mortali.
Nonostante il governo continui a dichiarare che in Italia vi siano rigidi controlli ed un’attività antiterroristica all’avanguardia, da alcuni dati della Procura della Repubblica meneghina, si evince che tali controlli sono solo nelle fantasie dell’illegittimo ministro Alfano.
Rachid Fettar: chi è costui? Alias Amine del Belgio e Djaffar, risiede a Milano. Nato a Boulogin (Algeria), nel gennaio 2003 è stato condannato in Italia a 2 anni e 6 mesi di reclusione per associazione a delinquere, spendita di banconote false, ricettazione di passaporti, falsificazioni di permessi di soggiorno ed uso sigilli pubblici falsi. Inoltre venne anche arrestato dopo un’inchiesta condotta dalla Procura milanese per aver supportato il G.I.A. (gruppo terroristico algerino legato ai Fratelli Musulmani e responsabile di numerosi attentati sia in Algeria che in territorio francese nonché dello sgozzamento di sette marinai italiani del mercantile Lucina nel 1994) tramite la sua indispensabile mediazione nel trasporto di armi tra la Turchia e l’Algeria. Noto attivista per il diritto di culto dei musulmani residenti a Milano e forte sostenitore per la costruzione di moschee all’ombra della Madonnina, Fettar oltre ad apprezzare la compagnia dell’imam Musa al-Sharif, ha preso parte, insieme ai suoi due figli, ad una manifestazione non autorizzata davanti a Palazzo Marino, a favore dell’esponente dei Fratelli Musulmani in Egitto Mohammed Morsi, esibendo la bandiera del movimento della Fratellanza Musulmana.
Non è tutto: membro del Istituto Culturale Islamico di Viale Jenner e frequentatore del C.A.I.M., non contento di tutto ciò, le sue foto con cartelli pro moschea e con il vessillo dei Fratelli Musulmani impazzano sul web e, giusto per non farsi mancare nulla, il suo nome risulta nella lista dei terroristi ricercati pubblicata da organi governativi degli Stati Uniti e, stando sempre a questa lista pubblicata anche da “Il Giornale”, al momento risulta tra foreign fighters partiti dall’Italia per andare a combattere in Siria, Afghanistan, Mali, Yemen e Somalia insieme ad altri 60 musulmani “ben integrati” nel nostro tessuto sociale.
Tra questi annoveriamo Ben Abdul Baki Ben Youcef Abdaoui e Mohamed Ben Mohamed Ben Khalifa Abdelhedi, residenti a Varese, Imad Ben Bechir Ben Hamda Al-Jammali di Gallarate, Habib Ben Ahmed Al-Loubiri di Castronno (VA), Kamal Ben Mohamed Ben Ahmed Darraji residente a Busto Arsizio e tanti altri residenti tra Porto Ceresio e Bologna.
Pertanto, visto tutto ciò che al momento è stato scritto, potrei affermare che il 28 Settembre del 2015, durante un programma su Telenova il cui tema era la costruzione delle moschee a Milano, in cui prendeva parte anche Davide Piccardo, presidente del C.A.I.M., alla domanda posta da un telespettatore in merito a quali rapporti intercorrevano tra i Fratelli Musulmani ed il C.A.I.M, Piccardo rispondeva che non vi erano rapporti tra la sua associazione ed il movimento politico wahabita operante anche a Gaza sotto il nome di Hamas, anzi, continuava Piccardo, “Non conosco neanche quale sia il vessillo dei Fratelli Musulmani”. Strano però che proprio colui che ospita tra i suoi associati gente che si fa fotografare col vessillo della Fratellanza Musulmana e che non ha mai nascosto le sue simpatie per Hamas non conosca e non abbia rapporti di alcun genere con i Fratelli Musulmani che sono una vera e propria holding del terrorismo jihadista. Dimenticavo: il C.A.I.M gestirà una delle future moschee milanesi che (qualora la futura giunta fosse di colore rosso) verranno costruite a Milano.
Ebbene, pare che i gestori del terrorismo di matrice islamica, appoggiati da un candidato sindaco vicino al governo che occupa abusivamente Palazzo Chigi, vogliano aver voce in capitolo nel governo cittadino.
Riflettete cari milanesi, riflettete non tanto sulla piovra jihadista bensì su un candidato sindaco che si dimentica di una sua casa di proprietà: come potrebbe ricordarsi delle case di proprietà altrui? Detto questo facciamo in modo che Milano rimanga la Gran Milan e non Milanistan.
Impiegato presso una nota multinazionale americana, ha avuto varie esperienze di dirigenza sia in campo professionale che in campo politico.
Scrive per Milanopost ed altre testate, soffermandosi soprattutto su Israele, Medio Oriente, Africa sahariana e subsahariana. Giornalista Freelance scrive più per passione che per professione.