LE STORIE DI NENE: DUE PAPPAGALLI PER RICORDARE LA MIA VITA CON LAURA

Le storie di Nene

Milano 18 Gennaio – Franco racconta: “Gli schiaffi della vita, i graffi al cuore, le ombre del tempo li ho superati con lei: cinquant’anni insieme, nel bene e nel male, nella povertà e nel benessere, nella salute e nella malattia, come era stato promesso e poi mantenuto, senza un momento di dubbio, senza mai un ripensamento. Lei era bellissima anche con i capelli bianchi, le mani deformate dall’artrite, i piedi gonfi dal diabete, il sorriso a volte stanco. Lei era la dolcezza, la sensibilità, l’amore. Mi capiva senza parlare, decideva con saggezza, mi inondava di tenerezza nei momenti di sconforto e di abbandono. E Dio sa quanti ce ne sono stati: la malattia del figlio, la perdita del lavoro, i soldi che non bastavano mai. Ma la sua complicità era costruttiva, forte, sempre presente. Ed io, oggi che non c’è più, ho il cuore ferito, malato di nostalgia e mi sento ingiustamente abbandonato. Non può morire il sole, mi dico. Dopo aver sfogliato una storia che abbiamo scritto insieme, ogni giorno, le mani intrecciate, gli occhi negli occhi e l’abbraccio, la sera.

Le avevo regalato due pappagallini inseparabili, due anni fa, perché le tenessero compagnia, perché la casa avesse una voce, quando mi assentavo. Due pappagallini che ricordassero l’amore. Giulietta e Romeo li abbiamo chiamati, quasi potessero ripetere la passione del nostro legame. E oggi li guardo così uniti, così innamorati, così paradossalmente simili a noi…e mi viene ogni volta un tuffo al cuore. Giulietta è simpaticamente prepotente, fa il bello e cattivo tempo, si appropria dell’altalena, mangia dispettosa nella ciotolina di Romeo, ma poi sa essere dolce e protettiva. E quando Romeo un po’ musone non le presta attenzione, col becco gli tira la coda, fa l’offesa, esige le coccole. E fischiettano, quasi un dialogo di botta e risposta, ognuno con le sue ragioni, ognuno con il suo orgoglio. E rivedo – sembrerà strano – i miei rari bisticci con Laura, quando s’impuntava, voleva avere ragione ed io, quasi sempre dovevo riconoscere che, sì, le sue motivazioni erano giuste ed il meglio da farsi era quello che aveva deciso lei.

Ma fare pace, poi, era infinita tenerezza.”

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