Milano città per ricchi e super ricchi a livello mondiale. E gli altri cittadini?

Milano

Il capoluogo lombardo è tra le metropoli più “ricche ” del pianeta, secondo un’indagine condotta da Henley & Partners, società internazionale specializzata in consulenze patrimoniali e migrazioni di investimento.

La città lombarda si posiziona all’undicesimo posto nella classifica globale (e terza in quella europea, ndr) delle 50 città con la più alta concentrazione di persone ad alto patrimonio, con 115.000 milionari e 17 miliardari residenti. Milano si colloca immediatamente dopo Chicago, segnando un’importante crescita nel decennio 2014-2024, con un incremento del 24% nel numero di residenti benestanti. Se fossi maliziosa identificherei il decennio con la venuta dell’amministrazione di sinistra, con sindaci interessati a progetti finanziari più che al welfare, ma la realtà della divaricazione tra abbienti e non è talmente evidente che va fatto un ripensamento sulla vocazione della sinistra  che oggi non è certo la protezione dei lavoratori.

Il manager Sala sarà contento. Le disuguaglianze creano fratture e disorientamento: della ricchezza nuova che si è prodotta, neppure le briciole sono rimaste per i poveri.

Osserva Vita “Eccoli i due estremi di Milano. Capitale economica, che attrae investimenti e talenti nazionali e internazionali. E insieme città creatrice di nuove e crescenti diseguaglianze. Metropoli esclusiva ed escludente. Con un piede in Europa e l’altro in Italia alle prese con un divario sempre più marcato tra ricchi e poveri. O meglio, tra nuovi ricchi e nuovi poveri. Perché la realtà è ancora più complessa di quello che appare ai due opposti. E il problema, ora, è che a non avere le chiavi d’accesso alla città che aspira a essere globale non sono più “solo” gli indigenti o gli immigrati appena arrivati da altri Paesi, ma una fascia sempre più ampia di lavoratori, studenti e giovani coppie che non riescono a reggere il peso della capitale economica italiana. Nuovi soggetti tagliati fuori dal “sogno” milanese dell’ascensore sociale.”

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