Lo scontro titanico tra turisti dell’economia

Attualità

Salvini contro Di Battisti sulle macerie dell’economia Italiana. Ovvero la gara all’irresponsabilità come sostituto dell’arte del governo. Sì, va bene, è Domenica mattina. Però due parole sulle valanga di irresponsabilità che sta per arrivarci addosso le dobbiamo dire. Un passo indietro per ammirare il grande quadro. A Settembre bisogna iniziare a parlare di cose serie, come, ad esempio, della manovra economica. Stiamo veleggiando verso due scogli. I 50 miliardi richiesti da clausole di salvaguardia, minore crescita ed impatto del deficit da una parte. Dall’altra la procedura di infrazione. Che, se dovesse partire, rischierebbe di rendere non più acquistabili dalla Banca Centrale Europea i nostri titoli di Stato.

Nulla di nuovo, sia chiaro, l’anno scorso il giochino era lo stesso. Ne siamo venuti fuori perché l’UE stava andando ad elezioni ed aveva poche voglia di rogne. Hanno, quindi, finto di crederci quando dicevamo che saremmo cresciuti moltissimo grazie al Reddito di Fannullanza. Ovviamente non siamo cresciuti. Ed oggi ci ritroviamo da capo, senza alleati, senza sponde e senza ulteriori idee. Secondo voi questo ha portato gli italiani a chiedere maggiore serietà? Meno spesa? Più libertà economica? Secondo Lega e Cinque Stelle niente affatto. Così è partita la rincorsa verso l’infinito ed oltre.

I pentastellati schierano Di Battista, il falegname miracoloso che vuole… già, esattamente, cosa vuole? Di sicuro uno scontro. Purché sia. E poi un sacco di spesa pubblica per far ripartire l’Italia. Ovviamente uno che si è formato nelle foreste Sudamericane non è proprio il migliore consigliere economico che potrebbe avere un paese. Un paese del primo mondo, quantomeno. Ma lui non lo sa, e continua nella gloriosa marcia trionfale. Con Di Maio in evidente affanno. Stretto tra il villeggiante di ritorno e Salvini. Che ormai ha in mano il mazzo di carte. Solo che, anche qui, c’è una piccola anomalia tutta Italiana. Salvini ha la forza per condurre la partita economica del governo, ma non la volontà. O le conoscenze per farlo.

La flat tax ne è l’esempio migliore. Di Maio l’ha accettata. Tollerata, più che altro. Comunque la vota. Chiede una sola cosa in cambio: le coperture, tutelando il Reddito. Salvini, ovviamente, non sa dove prendere quei soldi. Perché non ci sono. Quindi sta prendendo tempo. Per cosa, io non lo so. So però che il centrodestra serviva precisamente a questo: in questi enpasse delle ali era il corpo moderato e liberale ad interinare e tirare fuori una soluzione. Adesso, Matteo, può contare solo su Luigi che deve guardarsi da Di Battista e Casaleggio. Capite che non è precisamente la stessa cosa. E, si spera, lo capisca prima o poi anche Salvini. Per il bene della nazione, se non altro.

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