Guccione, ambasciatore della tradizione artistica italiana

Cultura e spettacolo

di Riccardo Boccolucci – Ci ha lasciato Piero Guccione, assistente di Renato Guttuso, artista di fama internazionale ed ambasciatore della grande tradizione artistica italiana. Era una persona semplice, estraneo ai valori terreni e votato alla religione della pittura, consacrata come ultima e assoluta testimonianza dei valori dell’uomo. Egli era un creatore di mondi, immensi, come lo erano i grandi Maestri di un tempo. Come loro esso rispettava ed onorava la tradizione – contrariamente alla banalità delle moderne avanguardie – e, nello stesso tempo, voleva superarla. Non voleva essere uno dei tanti bugiardi imitatori. Guccione riuscì nel suo grande proposito di dare nuova linfa ad un genere di pittura tormentato da oltre un secolo: il paesaggio (landscape, diremmo oggi). Egli, grazie ad un mezzo che per chiunque sembrava pesante – il pastello ad olio – riuscì a riportarlo a nuova vita, dando una meravigliosa dimensione di leggerezza a tutto ciò che dipingeva.

Nelle sue opere la materia del pastello si apre lasciando penetrare la luce, disintegrandosi e ricomponendosi in un ciclo che sembra non finire mai. Purtroppo, causa il contestuale scalpore dovuto alla messa in scena di Banksy – un’intuizione consumistica, che ha dimostrato la coincidenza tra l’arte del nostro tempo e il nulla – c’è stata una pigrizia generale da parte dei grandi quotidiani nazionali, i quali non hanno dedicato sufficiente spazio a quello che è il più grande pittore nostrano degli ultimi 50 anni.

Questa distrazione dei mezzi di comunicazione ha provocato la delusione del suo grande amico Giuseppe Iannacone, il quale ha lasciato il suo ricordo nelle mani di un semplice necrologio sul Corriere della Sera: “Ho perso Piero Guccione, uomo buono, generoso, disinteressato ai valori terreni, ho perso un grande amico al quale mi legava un profondo e reciproco affetto. Mi mancherà moltissimo, ma il Paese non ha perso il grande artista, perché la sua poesia resterà immortale nella storia della nostra cultura”.

Io invece vorrei ricordarlo così, con le parole del critico Vittorio Sgarbi, esortandovi a riflettere sulla grandezza di questo grande Maestro a troppi sconosciuto, con la speranza di invogliarvi ad approfondire la sua conoscenza: “Guccione è come il guardiano del faro, che presidia la civiltà, osservando l’ultimo orizzonte, misurando il suo e il nostro destino con l’infinità del mare. Ora Piero continua a esistere in quell’azzurro, che parla di lui. Essenza della sua essenza”.

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