Metti una sera con quel che resta del PD

Cronaca

Milano 2 Giugno – Martedì sera. Case popolari. Dove non ha importanza, l’importante è cosa. Una riunione. Una riunione di sindacato. Il Sunia, per la precisione. suniaOspiti candidati, eletti, militanti, ricchi premi e cotillons del PD. Tema le case popolari. Titolo: Ma quanto sia belli e diversi, madama la marchesa. Prima nota di colore. Premio miglior attrice non presente, né protagonista, a Carmela Rozza. Come la moglie del tenente Colombo, lei era là. Ma in realtà non c’era. La candidata presentata era un’altra. Ben più giovane. Promettente, direi. Una volta risolto qualche piccolo dettaglio comunicativo. Per esempio, capire che non era in case Aler, ma MM. Si, insomma, risolto qualche piccolo dettaglio di sicuro avrà un gran futuro. Almeno di questo pareva convinto il sindacalista. La situazione era un po’ surreaMMle, in effetti. Per un buon terzo del tempo ha dovuto riconoscere che MM aveva dei seri problemi a gestire le case. MM è del Comune. Il Comune è gestito dal PD. La gentile signora era del PD. Però era la scelta che il sindacalista raccomandava molto come voto. Quindi, riassumiamo, la parte che li aveva bastonati ora era quella preferibile. Ci sta si chiamano logiche di potere. Però, forse, non è che queste logiche paressero proprio sane agli inquilini. Su circa un migliaio di bacino erano presente in ventisette. Diconsi VENTISETTE. A quattro giorni dalla fine della campagna elettorale. In piena periferia. Case popolari. Sunia. Ed in tutto 27 persone su circa mille. Io credo sia un segnale. Un segnale importante. I candidati, al comune ed in zona. Il consigliere Regionale presente (molto preparato, gli va riconosciuto), il seggio storicamente di sinistra ed il periodo di massima concentrazione di forze non sono riusciti a smuovere più di una manciata di elettori. E guardate che l’argomento, la nuove legge Regionale in discussione in questi giorni, è vitale per chi abita nelle case popolari. Non si discuteva del sesso degli Angeli o del referendum Costituzionale. Si illustravano i casi in cui si poteva essere cacciati. I rincari degli affitti. Cose così, che ti segnano la vita. Eppure. Eppure non si muove. Il popolo di sinistra. Lo stesso popolo che in quei cortili cinque anni fa esultava. Martedì sera appariva stanco. Invecchiato male. Senza slancio. Improvvisamente, la noiosa, lunga ed ingrata fatica dell’amministrazione pare sia caduta loro addosso. Manca la fantasia. Manca l’entusiasmo. No, magari quello no, il sindacalista era assolutamente entusiasta di tutto e tutti, in effetti. Ma la gente non lo seguiva.

Una cosa che non avevo mai sentito erano contestazioni interne in una manifestazione pubblica di sinistra. Oh, tra di loro si scannano. Ma in pubblico? In pubblico io ricordo solo pudore. Mugugni. Qualche rara frecciata. Ma contestazioni? Mai. Martedì qualcosa si è visto. Nulla di eclatante, per carità, ma l’insofferenza era palpabile. Si sentiva nell’aria e si leggeva negli sguardi. MM, sotto Pisapia, era identica, se non peggiore rispetto ad Aler. Magari dialogava un sacco con i sindacati. Ma poi la solita routine assorbiva tutto. E su questo poco c’era da dire. Poco di sinistra, c’era da dire, in effetti. Poco, pochissimo. E non è bastato. La riunione è finita in silenzio. Non un applauso. Non un momento di calore. Io non sono un sondaggista. E questa non è una rilevazione scientificamente rilevante. Ma è un segno. Ed i segni condizionano le vite di molti. Talvolta di intere città. Non concordate?

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