Eretto, impettito, le mani senza vita sulle ginocchia, Sala si è presentato tempo fa nella trasmissione della Gruber per fare chiarezza. Dal viso non traspariva un lampo di umanità ed era volutamente il dixit di chi possiede la verità. Ad una domanda provocatoria sulle polemiche, il malcontento dei cittadini, rispondeva “Io, personalmente ho il 48% delle preferenze, a Milano. E il numero parla chiaro”
Tutto qui: la sicurezza del privilegio, la supponenza di un trono dorato, indipendentemente dai tanti, sofferenti e discriminati che, loro malgrado, dovevano reggere quel trono.
Poi la bufera degli arresti, delle indagini, dei sospetti, ma quel trono non poteva essere abbandonato e da qui la decisione di un legame resistente con il PD che poteva sostenere il monarca.
All’ora dell’happy hour come si conviene in certi ambienti, il sindaco Beppe Sala e la delegazione del Pd milanese composta dal segretario metropolitano Alessandro Capelli, la segretaria lombarda Silvia Roggiani e la capogruppo in consiglio comunale Beatrice Uguccioni si sono incontrati a casa del sindaco per scrivere il canovaccio del teatro che verrà rappresentato. Non è dato sapere se la raffinata Chiara Bazoli fosse presente a causa dei molteplici rumors che vorrebbero conclusa la storia d’amore con Sala.
Il patto non ammette deviazioni, ma un cambio di rotta.
L’accordo tra il sindaco e il Pd vedrà da un lato lo slittamento della vendita dello stadio di San Siro, (il Pd avrebbe preferito una concessione del terreno piuttosto della vendita, mentre Verdi e Sinistra avrebbero optato per la ristrutturazione), per fare calmare le acque ed evitare l’attenzione mediatica. Sul prezzo di vendita del Meazza pende anche un’inchiesta informativa della Procura, senza capi di imputazione né reati. Mentre sulla riqualificazione dell’area sono emerse intercettazioni che coinvolgono la commissione Paesaggio e l’assessore alla Rigenerazione urbana Tancredi sul progetto di rilancio dell’area circostante.
“È stato un incontro costruttivo. Abbiamo ribadito al sindaco l’appoggio e il sostegno del Pd. Abbiamo espresso le nostre priorità, confermando al sindaco la necessità di segnali di cambiamento per rispondere ai nuovi bisogni della città – recita la nota del segretario metropolitano Capelli -. Può essere un’occasione per ripartire, investendo sul confronto serrato con la città, da parte di tutto il centrosinistra, dando priorità alle sfide più pressanti che hanno investito Milano: diritto all’abitare, direzione dello sviluppo urbanistico, accessibilità, equità e città pubblica“.
Facciamo notare che né Sala né il Pd in nove anni hanno risposto ai bisogni della gente comune perché il “confronto serrato con i cittadini” non c’è mai stato. E ora puntualizzano le criticità ovvie e annose da risolvere? Le solite parole vuote.
La verità è che anche il PD ha paura di nuove elezioni imminenti.
Non è dato sapere, ma c’è chi immagina un saluto finale con il pugno chiuso.

Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano
Ottimo articolo.
Spero che nelle eventuali prossime discussioni sul futuro di Milano rientri anche la viabilità, e nello specifico l’abolizione dell’Area B. Fermo restando il giusto incoraggiamento all’utilizzo dei mezzi pubblici, secondo me tale misura non ha risolto (e non può risolvere) in modo serio alcun problema di tipo ambientale, risultando invece ingiusta e penalizzante nei confronti di chi non può permettersi – come il sottoscritto – auto più moderne e costose. Eventualmente ci si fermi all’Area C, dove le limitazioni alla viabilità possono avere un qualche senso. Credo che siano tanti i cittadini che in questo momento hanno anche questo specifico tipo di bisogno (vedi la vicenda degli euro 5) e che voteranno alle prossime elezioni.