Perché? La domanda a cui Emanuele De Maria, suicida, non potrà mai rispondere. Ma quel suicidio è forse la presa di coscienza degli errori gravissimi commessi, dell’irreparabile tradimento in chi gli aveva offerto fiducia e riscatto o, più banalmente, l’incapacità di dominare impulsi e desideri volutamente sopiti dalla razionalità o, ancora, effetti incontrollabili dopo l’assunzione di droga.
L’autopsia forse chiarirà qualcosa, ma i gesti omicidi dei giorni scorsi male si conciliano con le parole del suo avvocato “Emanuele De Maria meritava il permesso di lavorare fuori visto l’ottimo percorso che aveva fatto all’interno del carcere. La sua posizione era stata valutata dall’area educativa del carcere di Bollate e dal magistrato di Sorveglianza di Milano – ha aggiunto Tropea – Non mi sarei mai aspettato nulla di quanto accaduto e nemmeno che De Maria potesse trasgredire le regole”.
Ha finto una condotta esemplare?
Eppure in un’intervista tempo fa dichiarava “Quell’impiego non oserei neanche definirlo come un lavoro, tanto lo faccio con passione. Stare a contatto diretto con i clienti di culture, usanze, costumi e religioni diverse mi rende libero, dà anche un senso alla mia quotidianità, perché senti di fare la differenza nel tuo piccolo”.
L’intervista venne registrata proprio nella hall dell’hotel e De Maria si presentava alle telecamere con quelli che erano i suoi abiti da lavoro, ossia un abito elegante con giacca e cravatta, come si confà al receptionist di un albergo a 4 stelle.
Il carcere di Bollate che gli ha permesso di avere un lavoro fuori dopo 10 anni di detenzione è nel mirino, osservato e criticato, perché? Bollate e una casa di detenzione rieducativa, gli ha offerto un’opportunità, purtroppo finita nel peggiore dei modi.
Ma, forse oggi non siamo in grado di comprendere i meccanismi di una persona anomala, ma sorprendentemente violenta, forse malata?

Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano