Pace… e se fosse il primo miracolo di Papa Francesco? Le considerazioni di questi giorni ruotano intorno a una speranza, a un grido spesso espresso da Papa Francesco e l’attualità ci mostra visivamente e prepotentemente il colloquio tra Trump e Zelensky, prima del funerale, in una sede sacra, con i visi protesi ad ascoltarsi l’un l’altro con serenità d’intenti. Un incontro che forse Papa Francesco ha sempre desiderato e che con l’occasione della sua morte è stata dirompente, quasi obbligata. Mi piace pensare che sia un atto d’amore dalla “casa del Padre” dello stesso Pontefice che continuerà a proteggere il difficile cammino verso la soluzione della guerra.
Un incontro che prelude la pacificazione tra i popoli, che auspica uguaglianza innanzitutto di sentimenti e la fine dei tanti, veramente assurdi, morti durante il conflitto.
E che pace sia anche nella convivenza quotidiana, senza soprusi o barriere sociali. La visione plastica di Piazza San Pietro, insieme ai grandi della terra c’erano migliaia di fedeli e non, tutti insieme nel ricordo del Papa della gente. E alla Basilica di Santa Maria Maggiore ad attendere il feretro un gruppo di poveri, gli “ultimi”, quasi un controcanto ai potenti della terra. Un monito: non c’è pace se lo sguardo di chi può non è rivolto a tutti per sedare ribellioni e inquietudini.

Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano