Nelle città metropolitane del Nord e del Centro, la maggioranza degli indicatori evidenzia condizioni di vantaggio rispetto alla media nazionale, mentre nel Meridione prevalgono gli svantaggi, con l’eccezione positiva di Cagliari. È quanto emerge dal report dell’Istat sul benessere equo e sostenibile dei territori nel 2024. Firenze, Milano e Bologna si distinguono con oltre il 75 per cento degli indicatori con valori sopra la media nazionale. Sono soprattutto alcuni indicatori dei domini Innovazione, ricerca e creatività e Qualità dei servizi a raggiungere in queste città metropolitane i valori più alti. Torino, Genova e Venezia mostrano percentuali di vantaggio leggermente inferiori, pari rispettivamente al 72,6 per cento, 67,7 per cento e 59,7 per cento. Roma che presenta un vantaggio nel 54,8 per cento degli indicatori ma anche forti contrasti, si colloca in una posizione intermedia facendo idealmente da spartiacque tra i profili delle città metropolitane del Centro-nord e del Mezzogiorno. Tra le città metropolitane del Meridione, la quota più elevata di svantaggi si riscontra a Reggio di Calabria (79,0 per cento), seguita da Catania, Napoli e Messina con percentuali superiori al 70 per cento e Palermo e Bari poco sotto (67,7 e 64,5). Cagliari si distingue positivamente con una quota di vantaggi del 61,3 per cento, superiore a quella di Roma. Dal confronto tra gli 11 domini del Benessere, il quadro più critico, per il complesso delle 14 città metropolitane, emerge nel dominio “Ambiente”, dove circa due terzi degli indicatori si attestano su livelli di benessere inferiori alla media nazionale.
Al contrario, i maggiori punti di forza si concentrano nel dominio “Qualità dei servizi”, con due terzi degli indicatori con valori superiori alla media italiana. Il dominio “Istruzione e formazione” evidenzia i contrasti più marcati, presentando una distribuzione equilibrata tra posizioni di vantaggio (poco più della metà degli indicatori) e situazioni di svantaggio (poco meno della metà). L’analisi della distribuzione del reddito disponibile equivalente (basata sul sistema integrato dei Registri) – spiega Istat nel dettaglio – segnala una maggiore disuguaglianza tra gli individui nelle città metropolitane del Centro-nord a fronte di valori medi più elevati: Milano è la città metropolitana con la media più alta in Italia (26 mila euro nel 2021). È chiaro il dualismo Nord-Mezzogiorno: in quest’ultima ripartizione il reddito medio più alto è nella città metropolitana di Cagliari (19 mila euro nel 2021). Anche i primi risultati di misurazione multidimensionale della carenza di risorse educative e di difficoltà negli esiti scolastici, rilevano nell’ultimo anno disponibile criticità in tutte le città metropolitane del Mezzogiorno, con l’eccezione positiva di Bari. Milano, invece, mostra una maggiore carenza di risorse educative rispetto alle altre città metropolitane del Centro-nord, da cui si distacca.
La pandemia da Covid-19 ha determinato un forte aumento dei tassi di mortalità evitabile (20-74 anni) con una profonda disomogeneità territoriale. Sono marcate le differenze tra Nord e Mezzogiorno e tra capoluoghi di città metropolitana e comuni del restante territorio. Nel 2019, 2020 e 2021 Napoli ha avuto sempre i tassi di mortalità evitabile più alti degli altri capoluoghi metropolitani e Firenze sempre i più bassi. Nel 2021 l’indicatore rileva uno svantaggio di 14 punti per Napoli (29,3 decessi per 10 mila abitanti) rispetto a Firenze (14,9 per 10 mila). L’analisi dei tassi standardizzati di mortalità per demenze e malattie del sistema nervoso (65+) per il 2019, 2020 e 2021 evidenzia un vantaggio dei comuni capoluogo rispetto agli altri comuni della città metropolitana. Nel 2021 le disuguaglianze più marcate si osservano a Firenze con un eccesso di mortalità del 28 per cento nell’hinterland (32,4 per 10 mila) rispetto al capoluogo (25,4 per 10 mila). Firenze è il capoluogo di città metropolitana con il tasso di mortalità per demenze più basso, Cagliari, quello con il tasso più elevato (43,0 per 10 mila). Nel 2022 il Censimento permanente della popolazione e delle abitazioni ha rilevato per la prima volta indicatori di benessere. In tutti i comuni capoluogo delle città metropolitane almeno l’80 per cento di persone (14 anni e più) dichiarano di avere parenti a cui rivolgersi in caso di bisogno, con i valori più elevati a Reggio di Calabria (88,8 per cento) e Cagliari (87,3 per cento).
Le percentuali sono sempre più alte nelle città metropolitane rispetto ai capoluoghi. Le reti di parentela prevalgono sulle reti di vicinato e di amicizia. La percentuale di persone di 14 anni e più che si sentono sicure o abbastanza sicure nel camminare da sole quando è buio nella zona in cui vivono varia tra i capoluoghi di città metropolitana dal massimo di Messina (69,3 per cento), Reggio di Calabria (66,0 per cento) e Genova (63,9 per cento) ai minimi di Bari, Napoli e Palermo (rispettivamente 50,6, 52,6 e 53,9 per cento). Nei capoluoghi la percezione di sicurezza è tendenzialmente minore rispetto alla città metropolitana nel suo complesso: il gap più elevato è a Bari (13 punti percentuali). A Milano e Roma, invece la differenza tra il capoluogo e il restante territorio è di pochi punti percentuali. La percentuale di persone (14 anni e più) molto soddisfatte per la propria vita, varia tra i 14 capoluoghi dal massimo di Reggio di Calabria (54,7 per cento) al minimo di Napoli (33,8 per cento). Lo stesso indicatore, riferito alle città metropolitane conferma il divario tra Reggio di Calabria e Napoli, rispettivamente con il 56,5 per cento e il 41,5 per cento di persone di 14 anni e più che assegnano un voto di soddisfazione per la propria vita tra 8 e 10.
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