Prof. Aldo Castellano

Gli amici, il Politecnico piangono la scomparsa del prof. Aldo Castellano

Milano

E’ scomparso il prof. Aldo Castellano, già docente di prima fascia di Storia dell’Architettura contemporanea presso il Politecnico di Milano.

Ciao Aldo, lo so che ci guardi con la benevola ironia della tua simpatia e del tuo affetto. E se chiudo gli occhi rivivere le ore, i sentimenti di amicizia, di vicinanza, lo scambio di idee, è un pezzo di vita irripetibile. La tua generosità spontanea e sincera, la tua anima trasparente e offerta senza retorica, il piacere di tante serate insieme con gli amici, condiviso con il sapore della vita: memorie che sono fiera oggi di ricordare.

La “figlia” culturale elettiva prof Barbara Galli, docente al Politecnico di Milano, esprime parole intense che evidenziano anche la valenza e l’impegno del docente Aldo Castellano.

Caro Aldo,

Mi hai salutato, sapendo che la tua vita si stava spegnendo, scrivendomi queste parole: «Mi auguro che tu non perda mai di vista l’imperativo morale e culturale della ricerca disinteressata e dell’apertura verso il prossimo». Quelle parole continuano a riecheggiare nella mia mente, specialmente negli ultimi giorni, mentre riflettevo e rifletto sulla ricerca, che è sempre stata il cuore pulsante della tua esistenza. Non ti sei mai risparmiato, impegnandoti perché l’università fosse un luogo vibrante, un’arena dove il dibattito fosse feroce e accanito, sì, ma sempre e solo per costruire, parlare di cultura, per superare i limiti e per crescere insieme. La staticità non ti apparteneva, non era nella tua natura. Avevi sempre davanti nuove sfide, da affrontare con la tua inconfondibile profondità e senza mai essere banale, attraverso una rigorosa analisi critica.

Eri implacabile nei tuoi giudizi sul mio lavoro, ma questo non mi ha mai scoraggiata, anzi. Ogni critica era un invito a fare meglio, a scavare più a fondo, a perfezionare, ma sapevi anche ascoltare e apprezzare gli altri.

Mi ricordo ancora quella passeggiata sotto il sole cocente di Shanghai. Stavamo discutendo dell’articolo che dovevamo scrivere sulle cittadelle fortificate medievali, e io, con un misto di timore e audacia, ti proposi di fare un paragone con le contemporanee gated communities. Mi aspettavo un tuo secco rifiuto, una affermazione perentoria: «Carissima, non mi sembra affatto il caso». Invece, ricordo il tuo sguardo soddisfatto, la tua approvazione: «Brava, vedo che stai iniziando a capire cosa intendo quando ti dico di guardare la storia non come semplice narrazione, ma come una lettura critica per il presente». Quelle parole mi hanno colpito nel profondo, e da quel momento in poi, ho sempre cercato di applicare il tuo insegnamento.

Ora, con te che non ci sei più, trovo conforto nel pensiero che non te ne sei davvero andato. “La morte non è niente”. Sei solamente passato nella stanza accanto: è come se tu fossi solo nascosto alla nostra vista, ma ancora presente, ancora vivo nei ricordi e nei momenti che abbiamo condiviso. Posso ancora sentire la tua risata echeggiare nel ristorante dove andavamo a pranzo con altri professori del Politecnico. Ti vedo ancora lì, serio, mentre ascolti le nostre discussioni. Ci lasci parlare, lasci che esprimiamo le nostre teorie, per poi smontare le nostre deduzioni una per una, introducendo nuovi spunti, nuove prospettive su cui riflettere.

So che sarai sempre nella stanza accanto, sempre lì, con il tuo sigaro fra le dita, lo sguardo indagatore e il sorriso velato dalla tua tipica ironia. Sarà sufficiente girare un angolo e ti ritroverò lì, pronto a guidarmi ancora una volta, come hai sempre fatto.

Ciao

Barbara

Il funerale sarà celebrato oggi nella Sala acattolica del Cimitero Monumentale alle ore 11.

Breve biografia;

Professore ordinario, è stato docente di storia dell’architettura contemporanea al Politecnico di Milano. Ha pubblicato studi di storia dell’architettura dal tardo medioevo all’epoca contemporanea e di storia della città con particolare attenzione al periodo ottocentesco. È stato tra i fondatori della Società Italiana per l’Archeologia Industriale e di Ruralia onlus e vicedirettore della rivista di architettura L’Arca. Insieme con Eugenio Battisti ha curato la mostra Il luogo del lavoro. Dalla manualità al comando a distanza per la XVII Triennale di Milano (1986). Ha ricoperto cariche istituzionali nel Politecnico di Milano e nella commissione per il Paesaggio del Comune di Milano.

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