Venerdì alle ore 18, e 30, appuntamento da non mancare. Nella sede dell’Avi (quel piccolo meraviglioso museo dedicato all’epopea del 45 giri e degli LP, della canzone italiana in via Washington) ecco in un libro la storia picaresca di un cantante che, con solo la terza elementare e nessun studio musicale, approda dalla natia Calabria negli anni del boom economico a Milano, canta, emulo di Tony Bennett e Franck Sinatra, lo swing nei night più prestigiosi, passando poi per le più turbinose sale da ballo delle periferie e degli urlatori, tra balere e ristoranti componendo musica di ogni genere: sudamericana, liscio, lenti, canzoni dialettali e per bambini.
I fortunati che si sono accreditati nei 50 posti a sedere disponibili, (discografici, cantanti, musicisti e critici musicali) presenzieranno allo show dell’ultimo grande rappresentante della canzone confidenziale italiana, quella della scuola di Peppino di Capri, Fred Bongusto e Bruno Martino. Pino D’Isola presenta la sua autobiografia (La chiamavano estate, edita da Musitalia) un mondo melodico apparentemente sconfitto da Internet e dai Talent, snobbato a Sanremo, messo in sordina da rapper maleducati e rock band, ma che vince all’estero. E in Italia?
La canzone romantica e confidenziale sopravvive tra i cultori del vinile, nelle trasmissioni delle tv di provincia, su Facebook e alle feste di matrimonio e di paese. Lo swing e il liscio che Pino racconta è davanti senza censure. Lunga vita al ballo della mattonella e alla canzone melodica che un tempo aveva un unico scopo: fare innamorare le coppie nelle rotonde sul mare, dice Pino D’Isola con il suo libro. E racconta :
“Nelle immense sale dove le orchestrine facevamo ballare la gente, sì, era sempre estate sul mare anche se era inverno e c’era la nebbia. Ma che swing ragazzi, in sala. Si ballava mi ricordo con emozione insieme a gli amici nelle cantine dei condomini e ci si ritrovava specialmente nelle sale dove facevano il liscio anche famiglie intere e tante volte ci si innamorava. Perché la musica e le canzoni servivano anche a questo. Noi della Nicchia facevamo innamorare le coppie. Lo so, non è facile spiegare lo swing, è una musica che ti prende e mentre ascolti o canti non ti accorgi, ma ti fa muovere quasi dondolando e le dita della tua mano tengono il tempo scricchiolando, è il cuore che canta, e io inventavo anche le parole di queste canzoni americane pur di cantarle anche se non conoscevo l’inglese. Cantavo Feeling, dolce melodia, porta nella strada del mio cuore…per non cantarle in un anglo italiano, mi scrivevo io le parole visto che l’inglese come lo cantavo io e tanti altri miei colleghi ancora oggi senza sapere cosa dice veramente il testo mi stava sullo stomaco”.
Pino D’Isola, l’ultimo crooner della canzone romantica, ci porta così nel regno del ballo della mattonella e del corteggiamento elegante, nei ritrovi di Milano e provincia negli anni del boom economico di “cumenda”, cantanti, orchestre, entreneuses, subrettine, fantasisti, fino agli anni del declino, di “Banditi a Milano”, tra Turatello e Vallanzasca, spogliarelliste e ricchi sceicchi in esilio. Un mondo travolto infine dalle discoteche, dal rap e dai piano bar, una realtà ora quasi completamente scomparsa (i 33 night club presenti a Milano ora sono ridotti a tre) che rivive nei ricordi di questo libro imperdibile per chi vuole far rinascere la melodia nella canzone italiana mortificata da mode straniere.