Ieri mattina a molti di noi sarà arrivato un messaggino di ATM: i lavoratori scioperano, chiudono M2 e M5. E alcuni avranno pensato: ancora? Intanto se volete sapere quali saranno i prossimi che riguardano i trasporti cliccate qua, è il sito del Ministero dei Trasporti: https://scioperi.mit.gov.it/mit2/public/scioperi
A Milano, solo a settembre è il secondo in 11 giorni, l’altro era stato il bentornato ai lavoratori il 9. Questo era un sincero arrivederci alla Settimana della Moda. Non che ai sindacati importi qualcosa, l’unica preoccupazione, apparentemente, è che l’agitazione si colleghi a un fine settimana. Legittimo, ci mancherebbe. Fisiologico, addirittura. E allora perché ne parliamo? Perché c’è un piccolissimo problema: se i ferrotranvieri possono scioperare e i militari no, c’è un motivo.
Il motivo è che esiste la mobilità privata, mentre gli eserciti privati sono vietati dalla logica, prima che dalla legge. C’è un piccolo problema in questo ragionamento. Se l’obiettivo di Sala è quello di creare delle gabbie a 15 minuti, collegate tra loro solo con mezzi pubblici, allora il dipendente di ATM siamo sicuri debba poter scioperare liberamente? Perché io ho rinunciato alla macchina sulla base di un patto sociale.
E sulla base di questo patto ho fatto scelte di vita. Se devo andare in ufficio e piove, come facciamo? E se fosse a due ore a piedi da casa? Se fossimo in estate e al ritorno ci fossero 35 gradi? Dovrei prendermi un giorno libero? E chi lo paga? È evidente che questo non funziona. “Vuoi limitare il diritto di sciopero?” mi domanderà qualcuno. Non cambiamo argomento: non è questione di diritto di sciopero. È una questione di bilanciamento di diritti.
Secondo me i ferrotranvieri devono poter scioperare e io devo potermi muovere in città senza ZTL folli e ideologiche. Se qualcuno a sinistra pensa che io non possa farlo, allora mi spieghi che fine fa il mio diritto a muovermi (Articolo 13 Costituzione) o il dovere dello Stato di rimuovere le disuguaglianze (Articolo 3). Perché ieri, così come dieci giorni fa questi diritti sono stati calpestati.
È il tragico problema dell’ideologia della sinistra: negli anni 90 venivano prima i paesi del terzo mondo rispetto a noi, oggi viene prima il Pisquano Bruno del Madagascar rispetto ai nostri diritti. Mai che gli italiani e i lavoratori vincano la gara della rilevanza a sinistra.

Giornalista pubblicista, opera da molti anni nel settore della compliance aziendale, del marketing e della comunicazione.