“La “tutela ambientale” non “comporta la nascita di un alcun dovere giuridico sul cittadino comune” e gli articoli della Costituzione a salvaguardia dell’ambiente “hanno valenza meramente programmatica” per il “Legislatore, al quale è rimesso il compito di darvi attuazione” attraverso leggi “puntuali, le uniche in grado di costituire veri e propri obblighi”, ha messo nero su bianco il giudice.
I tre, secondo quanto deciso dal tribunale, avrebbero potuto manifestare “il proprio pensiero con le svariate modalità e forme” che la legge consente, anche perché “non erano gravati da un qualche obbligo giuridico volto alla tutela indifferenziata della collettività” né avevano il diritto di “propagandare il proprio messaggio di protesta in qualunque forma e modalità in spregio al divieto a loro imposto dal questore”.”
Così riporta MilanoToday illustrando una sentenza che andrebbe scolpita su marmo e appesa a Palazzo Marino e davanti a ogni sede del PD. Non esiste alcun obbligo alla pista ciclabile ossessiva, nessuna imposizione draconiana di origine costituzionale alla città a 15 minuti e nessuno è obbligato a infrangere i diritti derivanti dall’articolo 13 della Costituzione (Diritto di Movimento) in nome della Carta. Vale per gli eco-attivisti (il termine ecoterrorista, lo ricordiamo ai nostri commentatori, potrebbe costituire diffamazione), ma vale anche per gli eco-sindaci, -consiglieri e -democratici.
Vale, in sostanza, per tutti: se volete salvare il pisquano bruno del Madagascar non nascondetevi dietro la Costituzione. Non funziona. Non ve lo impone nessuno: lo decidete voi per soddisfare una sete di dominio che avete scoperto come gestire a spese della collettività. Per la cronaca agli eco-attivisti (vi ricordo quanto sopra per l’uso improprio del suffisso “terroristi”), hanno rimediato uno o due mesi di arresti. Pena sospesa. I fatti riguardavano una protesta del 2022. La pena sembra ridicola, ma ricordo a tutti che nel sistema italiano queste sentenze non si sommano aritmeticamente.
Arrivati ai due anni complessivi, uno può dire addio al tofu di mamma e prepararsi alle patrie galere. Quindi, nell’ipotesi che la sentenza passi in giudicato (ad oggi restano innocenti, siamo garantisti con tutti), bene così. Un ottimo primo passo. E un sospiro di sollievo per il patrimonio artistico nazionale.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,