di William Shakespeare
tradotta e interpretata da Eduardo De Filippo
La proposta di realizzare la messinscena della Tempesta di Shakespeare nella traduzione di Eduardo De Filippo, appare affascinante, ricca di entusiasmo ed emozione, sia per il valore del testo che per l’incanto della personalità del traduttore.
Fra i seicento manoscritti di archivio della Compagnia Carlo Colla & Figli, accumulati in duecento anni di attività marionettistica, già avevano trovato posto autori classici come Gozzi, Goldoni e Molière; anche Shakespeare compariva in rimaneggiamenti alquanto arbitrari e legati a testi quali Falstaff e Macbeth.
La forza poetica di Eduardo De Filippo nel restituire, attraverso la ricchezza del linguaggio napoletano, la dimensione “popolare” di un testo ormai visitato e rivisitato da interpretazioni filosofiche e intellettuali, è apparsa come il punto di raccordo più intenso e più concreto con il teatro di marionette che rende tangibile il mondo della fantasia attraverso magie e incantamenti scenici.
Per la Compagnia Carlo Colla & Figli rimaneva un punto da superare: far sì che La tempesta nascesse, così come Eduardo aveva voluto, come spettacolo “di marionette”, cioè che si allineasse ai kolossal di repertorio quali Excelsior, Gli ultimi giorni di Pompei, Cristoforo Colombo, Cenerentola, Prometeo, raccogliendo la saggezza della tecnica marionettistica, delle linee estetiche e interpretative con cui le diverse discendenze dei Colla, e, in particolare, quella di Carlo II, Rosina, Giovanni e Michele, avevano conquistato un teatro stabile in una città come Milano (unico insieme alla Scala per mezzo secolo) e il pubblico di diverse generazioni, insieme a una fama che li aveva consacrati nella storia del teatro italiano.
Così La tempesta è stata vissuta come la nostra grande avventura, come la grande favola nella quale, intorno ai personaggi centrali, si muove un mondo di colori (violenti per la città di Tunisi, rarefatti e opalescenti per i luoghi d’amore di Miranda e Ferdinando, lividi e cupi per la congiura dei Potenti, tetri e inquietanti per la congiura degli Stolti), di suoni, di allegorie e di simbologie; il mondo della magia teatrale, dei trucchi di scena (la folgore, la pioggia, la nave inghiottita dai flutti, ruscelli e cascate), delle creature soprannaturali, il mondo in cui tutto appare vero per l’ingenuità e il candore con cui ogni istante è vissuto, forse anche fuori dal palcoscenico.
I personaggi sono divenuti più di un centinaio fra spiriti, folletti e farfarielli, animali, e molteplici i luoghi dell’isola, immaginati come il continuo vagabondare dei protagonisti alla ricerca di sé stessi e della loro catarsi, nell’incantesimo perenne in cui si consuma l’azione scenica, al fine di porre in evidenza l’insegnamento che Eduardo colse, in tutta la sua attualità, nel momento in cui intraprese la sua opera di traduttore e di poeta.
Piccolo Teatro Grassi, dal 18 al 30 giugno
Orari: martedì, giovedì e sabato, ore 19.30; mercoledì e venerdì, ore 20.30; domenica, ore 16. Lunedì riposo.
Spettacolo in napoletano con sovratitoli.

Laurea Magistrale in Lettere Moderne. Master in Relazioni Pubbliche.
Diploma ISMEO (lingua e cultura araba). Giornalista. Responsabile rapporti Media relations e con Enti ed Istituzioni presso Vox Idee (agenzia comunicazione integrata) Milano.