“Oggi si è aperta la stagione termica. Intanto, ci terrei a ricordare a tutti che questa doveva essere la prima stagione senza caldaie a gasolio. Lo aveva promesso Sala nel 2020, ma prima di lui lo aveva detto pure Granelli nel 2017. Oggi si sono accese anche le caldaie a gasolio.

A riprova che, per quanto ci si provi, la realtà non si può sconfiggere con l’ideologia. Questa è anche una stagione termica che inizia dopo la lotta della Commissione Europea per il pacchetto Timmermans, ovvero nel pieno della transizione ecologica. Una transizione che spinge sulle biomasse e sul pellet, per quel che riguarda i riscaldamenti domestici.
Ricordiamo che il pellet produce il doppio delle polveri sottili rispetto al metano e che la migliore delle biomasse, la più costosa e green, produce molte più polveri sottili del gas medio. Ce lo dice Federchimica. A dimostrazione che si può pure abbassare la CO2 emessa, ma non senza pagare costi enormi. Di molti generi diversi, come vedremo. E questo apre al tema che voglio affrontare oggi: il riscaldamento domestico è dove le buone intenzioni del Sindaco Sala vanno a morire. Alcune considerazioni preliminari: secondo svariati studi i riscaldamenti sono la fonte di maggiore inquinamento. Vengono superati dalle auto solo nella categoria PM 2,5 (perché i riscaldamenti a gas praticamente non ne emettono) e se si considera l’inquinamento annuale. Perché, ovviamente, per metà e più anno non sono accesi.
Questo ci apre a una interessante considerazione: il primo inquinatore di Milano è il Comune. Il Comune possiede edifici storici, d’accordo, ma ne possiede anche di vecchi, con caldaie vetuste e pessima manutenzione. Sto parlando delle case popolari. Alcuni casi sono addirittura leggendari, mi riferisco al caso di via Rizzoli dove dal 2019 il riscaldamento va anche la notte di inverno, per evitare blocchi. Questo perché la caldaia del 1983 è arrivata all’ultimo miglio della sua onorata carriera ma nessuno, per ora, l’ha ancora sostituita.
E come non citare, a proposito di ecologia e qualità dell’aria, le case popolari di via San Romanello, dove, causa lavori mai finiti alla canna fumaria, gli inquilini dal terzo piano in su devono farsi carico degli scarichi dei piani di sotto. Anche qui, lavori iniziati e mai finiti, con i riscaldamenti che si accendono e le persone che pagano le conseguenze dei ritardi.
Sono solo alcuni solo un esempi, naturalmente, ma indicano un quadro piuttosto preciso.
E il quadro è il seguente: è ecologia quando vengono costretti solo i cittadini delle periferie, è una opportunità quando vengono toccati i quartieri del centro, diventa un problema quando a muoversi deve essere Sala. Finora abbiamo assistito solo a provvedimenti generali. L’anno scorso l’inizio della stagione termica è stato spostato al 3 novembre. Quest’anno la stagione è stata ridotta di due settimane.
Ma quando si è discusso di piano casa non ho visto quello che sarebbe servito davvero: un piano Marshall per efficientare termicamente le proprietà comunali. Non ci sono i soldi, diranno i Consiglieri di Maggioranza. Mi permetto di rispondere che quando a dirlo erano i cittadini della periferia che protestavano perché il loro Diesel Euro 5 vecchio di tre anni non poteva più circolare, la vostra risposta era sempre: viene prima l’ambiente. E allora, cari colleghi, come funziona il discorso? L’ambiente viene prima delle vite, del lavoro, dei sacrifici delle famiglie, ma dopo le piazze tattiche, i vostri sogni di integrazione pagati a peso d’oro e quello che spacciate per cultura?
Se la casa brucia, come mai trovate i soldi per sostenere i teatri, ma non quelli per spegnere l’incendio? Non sarà che, sotto sotto, nemmeno voi credete più di tanto al fatto che l’Italia, che inquina una frazione modestissima del totale, possa salvare il pianeta distruggendo il proprio tessuto sociale? Perché, parliamoci chiaramente, una Milano 2030 come immaginata da Sala richiederebbe girare i fondi del sociale all’ambiente. Siete pronti a dire ai cittadini che non avranno più assistenza perché si rischia che il mondo domani sia diverso? Io non credo.
E allora diciamoci la verità almeno tra noi: quest’anno le caldaie a gasolio vanno ancora, il pellet è un pessimo sostituto e le case popolari si terranno le caldaie che hanno ora. E i sacrifici li faranno sempre e solo i cittadini, soprattutto se abitano in periferia. Con buona pace della “coesione sociale” che vi piace così tanto citare.”
Di seguito le fonti del discorso:
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