Di Claudio Bernieri
Ci riceve nella sua scuola musicale a Caravaggio, un pensatoio per futuri giovani autori, una accademia della buona musica da ballare: “Musica per il cervello”, è scritto nell’insegna posta sopra un grande hangar , sede della sua accademia..
Di lui narrano oggi le cronache musicali. Cantante e leader de I Campioni, nel ruolo lasciato dall’urlatore Tony Dallara (con un repertorio per lo più di cover dei Platters), Roby Matano è diventato un capitolo importante nella storia della musica leggera italiana , dal dopoguerra fino al fenomeno dei Cantautori.
Caliamoci nel clima delle serate retribuite nei night di Roma, Milano, Ischia… Sono gli anni 60… Una certa notorietà ce l’ha a Milano il Santa Tecla (duemila lire a serata per tutto il complesso), dove i Campioni sono di casa, e dove si esibisce, tra gli altri, Adriano Celentano. “Allora noi erano un po’ come i Pooh negli anni Ottanta e Novanta ,un gruppo già molto famoso e con grande visibilità sui media del tempo” ci racconta Matano in una saletta del suo pensatoio musicale.
Ma perché parliamo di Matano? Perché Roby è stato lo scopritore di Lucio Battisti. Anzi, qualcosa di più. Un suo coautore, un maestro, un insegnante, un mentore,. Il suo piazzista nel difficile mondo della canzone italiana.
Senza Matano non ci sarebbero oggi Emozioni e i Giardini di marzo, nessuno canterebbe il Mio canto libero o Si viaggiare. Opere immortali uscite poi dalla collaborazione di Lucio con Mogol.
Ma come ci arrivò Battisti al ragionier Rapetti, in arte Mogol?
Lucio Battisti fu il chitarrista de I Campioni dal ‘64 al ’66 : Bruno de Filippi, il chitarrista del complesso ( autore della musics di Tintarella di luna) aveva deciso di lasciare il gruppo e I Campioni avevano pensato ad Alberto Radius , un signor chitarrista; però, in occasione di un loro concerto alla Cabala di Roma, Matano notò il giovane chitarrista del gruppo che apriva il concerto. Oggi diremmo il gruppo spalla .
E da qui inizia il racconto di Matano, che per la prima volta spiega in un video il suo rapporto emotivo , musicale e lavorativo con Lucio.
Battisti e Matano divennero inseparabili per due anni.,.. di sera a suonare nei night , di giorno a scrivere insieme canzoni. E poi , finalmente, l’incontro con Piero Sugar. il primo contatto con Christine Leroux , manager musicale ( ma che orribile voce ha Battisti, disse a Matano) e la firma con una casa discografica –
“Quel giorno, dopo aver firmato il contratto, ricordo che ci abbracciamo in corso Vittorio Emanuele: dovevamo incontrare Mogol.”
Forse per ricordare quel giorno fausto, il paese natale di Battisti, Poggio Bustone , ha donato a Roby Matano la cittadinanza onoraria .
Roby Matano lascerà poi i Campioni a fine anni 60.
Partono i suoi lavori e le consulenze con Gino Paoli, Adriano Pappalardo, Little Tony, Bobby Solo, Mario Lavezzi, Fausto Leali, Paolo Conte, Luigi Tenco, i Dik Dik , l’ Equipe 84 ….
Nei cassetti o nelle cantine della casa di Battisti, giacciono ancora i nastri delle 40 canzoni composte dal duo Matano Battisti. Materiale che poi venne rivisto , scomposto e rifatto da Mogol . Ma Lucio e Roby restarono tuttavia amici per altri vent’anni. Anche se, amareggiato, Roby ci racconta che mai Battisti lo ringraziò dei suoi consigli e della sua collaborazione. Il motivo ? In questa video intervista.

Cronista al Corriere della sera poi inviato a L’ Europeo di Vittorio Feltri e reporter su Affaritaliani . Ultimo libro pubblicato : Wanda L’ ultima maitresse ed Mimesis
-(Lucio Battisti, dalla rivista “Sogno” del dicembre 70).- “Ho cominciato a scrivere canzoni intorno al 1965. Poi c’è stato un lungo periodo prima di arrivare alla messa in commercio, perchè le prime cose che ho composto non potevano essere nè personalissime, nè complete. In quel periodo ci sono state delle persone importanti, alle quali attribuisco un merito determinante per la mia carriera. Una di queste persone importanti è Roberto, il cantante dei Campioni con i quali suonavo. Roberto era uno dell’ambiente, quindi sapeva tutto e giudicò queste cose interessanti, però non mi spinse. Disse: “No guarda, tu adesso devi stare qui almeno un anno e mezzo a provare”. Mi ha dato quei consigli che ancora oggi caratterizzano il mio comportamento, cioè fare il passo quando sei sicuro dove metti il piede. Mi ricordo anche, nel 66 suonavamo al Casinò di Sanremo, io avevo scritto delle cose che non si potevano chiamare canzoni, che Roberto con una preveggenza veramente incredibile disse: ” Tu pensa che un giorno ritornerai qui come cantante”. Sono quasi convinto che vedesse in me delle doti di potenza, ma la cosa che mi stupisce è che lui potesse arrivare a questa conclusione con quel poco materiale che aveva a disposizione. (Lucio Battisti, dalla rivista “Sogno” del dicembre 70).