In Lombardia per la scarsità di pioggia e neve “mancano all’appello quasi 2 miliardi di metri cubi di acqua rispetto alla media del periodo 2006-2020”. È l’allarme lanciato dalla Coldiretti regionale sulla base dei dati Arpa Lombardia sulle riserve idriche, in vista del tavolo regionale sulla siccità. “Di fronte ai cambiamenti climatici in atto è importante passare dalla logica dell’emergenza a quella di prevenzione e programmazione – sottolinea Paolo Carra vice presidente di Coldiretti Lombardia, nel ricordare che – l’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze della tropicalizzazione del clima, con la siccità che sta mettendo sempre più a rischio i raccolti anche sui nostri territori e che solo lo scorso anno ha provocato danni alle principali colture dal riso al mais, dalla soia ai prati, dagli ortaggi all’uva”. Nonostante il maltempo degli ultimi giorni – continua la Coldiretti regionale – il fiume Po al Ponte della Becca a Pavia si trova a -3,2 metri rispetto allo zero idrometrico. Lo stato di magra del piu’ grande fiume italiano è rappresentativo della situazione in cui si trovano i principali corsi d’acqua e laghi che restano con percentuali molto basse di riempimento per il periodo che vanno dal 16% del lago di Iseo al 18% di quello di Como, dal 37% del lago di Garda fino al 39% del Maggiore. “Gli agricoltori sono impegnati a fare la propria parte per promuovere l’uso razionale dell’acqua, lo sviluppo di sistemi di irrigazione a basso impatto e l’innovazione con colture meno idro-esigenti – conclude il vice presidente Paolo Carra –, ma non deve essere dimenticato che la risorsa idrica è vitale per la nostra agricoltura”.
“La siccità sta favorendo la moltiplicazione degli insetti killer del bosco nell’arco alpino dove, a seguito della cosiddetta tempesta Vaia che ha lasciato a terra centinaia di migliaia di tronchi, si è rapidamente diffuso il Bostrico Tipografico, un coleottero che ama il clima arido ed asciutto ed è capace di determinare la morte degli alberi indeboliti dalla compromissione degli habitat”. E’ quanto scrive il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nella lettera inviata al Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida, al Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Picchetto Fratin e ai Presidenti delle Regioni interessate nell’esprimere preoccupazione che, “a fronte di un assoluto bisogno di intervento e di serietà di azione, vi sia una evidente sottovalutazione del problema, sebbene la strage di alberi sia sotto gli occhi di tutti, amministratori e operatori economici, nelle valli alpine delle regioni del nord”. Il bostrico – spiega la Coldiretti – si infila sotto la corteccia dove scava intricate gallerie che interrompono il flusso della linfa in particolare agli abeti rossi, ma anche al larice, l’abete bianco e il pino silvestre, uccidendoli nel giro di poche settimane. Da proteggere – continua Coldiretti – c’è tutto un ecosistema forestale, con un grande patrimonio di biodiversità e una strategica capacità di assorbire CO2 e mitigare i cambiamenti climatici, che integra attività umane tradizionali che vanno dalla raccolta dei tartufi e dei piccoli frutti alla ricerca dei funghi, dall’ecoturismo fino alla gestione del legname, azione fondamentale per la salute del bosco. Ma la devastazione causata dall’insetto killer del legno ha anche l’effetto – precisa Coldiretti – di aumentare il deficit commerciale nel settore del legno, dove l’industria italiana è la prima in Europa ma importa dall’estero più dell’80% del legname necessario ad alimentare l’industria del mobile, della carta o del riscaldamento, per un importo di oltre 7 miliardi nel 2022 con oltre diecimila, fra boscaioli e aziende agricole forestali, che in Italia si dedicano alla buona gestione degli alberi e alla prima lavorazione dei tronchi. Il presidente della Coldiretti chiede dunque “di dare priorità all’avvio di un programma di eradicazione della specie e di risanamento ambientale delle aree a partire dalla costituzione di un Tavolo di lavoro in grado di coinvolgere le competenze delle amministrazioni interessate a livello statale e regionale e degli istituti di ricerca pubblici insieme alle Università che abbiano acquisito specifiche competenze al riguardo. In particolare, si tratta di valutare l’opportunità di introdurre insetti antagonisti, avvalendosi delle procedure previste del d.lgs. 230/2017 sul rilascio delle specie esotiche invasive per motivi di interesse generale”.
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