Sala tentenna e Milano perde opportunità. Cosa ci insegna la vicenda San Siro

Fabrizio c'è Milano

Beppe Sala finalmente ci è arrivato anche lui. Ha capito che Milan e Inter si stanno organizzando per fare ognuno il proprio stadio. E fra qualche anno il Comune rimarrà proprietario dello stadio di San Siro, chiuso, inutilizzato e da mantenere con un costo 10/15 milioni l’anno.

Questa incombente fregatura era prevedibile già 5 anni fa quando le squadre cominciarono a porre il tema della necessità di uno stadio moderno. Le società, orfane dei vecchi patron milanesi Berlusconi e Moratti, devono mantenersi con stadi efficienti, multifunzionali e da loro gestiti. Sono rimaste 5 anni in attesa di una risposta dal Sindaco sul loro progetto di fare insieme un nuovo comune stadio a San Siro. E con loro hanno atteso di capire qualcosa anche investitori stranieri, imprese, progettisti. Nessuno ha capito ancora oggi quale sia il convincimento di Sala, il quale ha cercato di rimpallare la responsabilità su Milan&Inter, Soprintendenza, Governo, persino cittadini con l’inutilissimo dibattito pubblico costato 200.000 euro. Francamente sarebbe stato meglio che il Sindaco, soppesati gli interessi in campo, dicesse di si o di no in tempi da paese moderno.

E invece con il Comune a fare ammuina per 5 lunghi anni (e chissà per quanti altri anni ancora), le società hanno deciso di trovarsi loro un terreno privato e realizzare il proprio stadio. Soluzione tra l’altro meno costosa che costruire sull’Area comunale accanto all’attuale stadio Meazza, dovendo farsi carico della demolizione o della rifunzionalizzazione di San Siro.

Sinceramente pensavo che Sala aspettasse la riconferma elettorale per decidere e invece…. Pur essendo stato confermato nel 2021 col doppio dei voti del centrodestra  ha continuato ad aver paura dei veti dei verdi e traccheggia. Potrebbe usare investimenti privati per riqualificare un intero quartiere ma teme di essere accusato di speculazione e così preferisce lasciar perdere questa opportunità. Nemmeno però ha avanzato un piano alternativo per ammodernare il vecchio stadio.

La vicenda è una perfetta metafora della Milano di Beppe Sala.

La città, grazie ai privati e a scelte illuminate compiute da vecchie amministrazioni, continua a essere vivace, laboriosa e attrattiva per giovani e investimenti. Però non è governata. E così se c’è da attendere qualche risposta dal Comune, i privati cittadini devono aspettare tanto, nelle piccole come nelle grandi cose: dai tempi per far la carta d’identità a quelli per una concessione urbanistica o commerciale. Quando poi c’è da decidere o realizzare opere pubbliche, come il nuovo stadio o le metropolitane, i ritardi possono superare i 10 anni come nel caso della M1 per Monza: per la M4 se tutto va bene saranno 7 anni di ritardo. L’unica “ grande opera” per cui sarà ricordato Sala sono le ciclabili disegnate coi pennelli. Attenzione però che anche per loro ci possono volere 2 mandati, come nel caso della interminabile ciclabile di Via Monterosa, lunghezza 600 metri, misteriosamente in cantiere da 7 anni.

La vicenda di San Siro dunque non deve preoccupare  solo gli sportivi ma tutti i milanesi. Bisogna essere consapevoli che, senza  un Sindaco e un governo che decidono, la nostra città non può giocare nella serie A della competizione fra grandi metropoli europee

1 thought on “Sala tentenna e Milano perde opportunità. Cosa ci insegna la vicenda San Siro

  1. Saran contente quelle con il cestino dei fiori davanti alla loro vecchia bici, non si rassegnano al tempo che fugge, spero lo facciano lo stadio tanto per aver l’ennesimo schiaffo.

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