I dolori di Donna Letizia

Economia e Politica

La scommessa di Letizia Moratti non ha, ovviamente, pagato. Anche perché era un mix di buone intuizioni e vendette personali. Che, nel panorama odierno, ha portato a tre gravi errori. Senza i quali avrebbe potuto davvero fare un risultato molto diverso. Vediamoli nel dettaglio:

  1. Il messaggio (competenza prima dei sentimenti) di fondo della campagna è totalmente contrario a quello che i pochi che ancora votano si aspettano. Non è un errore, ormai pescare nel non voto è l’unica scelta per scardinare il bipolarismo. È mancata però la spinta decisiva: spiegare il come. Come abbattere le resistenze, le farraginosità, le resistenze delle categorie? Non solo non è stato spiegato, ma, come nel caso dei tassisti, si è deciso di restare nel solco della tradizione. Giusto o sbagliato che sia, è totalmente contrario a quello che si stava comunicando. Come puoi pensare di rilanciare un sistema intero come quello Lombardo se non hai nemmeno il coraggio di parlare di licenze Taxi? Ripeto, questo al di là se sia il caso di aumentarle. È proprio un problema di principio. Il secondo aspetto collegato al messaggio è che se metti la competenza prima dei principi, devi sacrificare l’empatia. Anche qui, non è necessariamente un male. Ma devi crederci prima di tutto tu. Non puoi metterti a cucinare torte senza zucchero per le amiche. Perché sembri Salvini, ma in sedicesimi e nel confronto con la Meloni perdi male. Insomma, interessante l’idea, pessima la realizzazione.

  2. Il target elettorale. L’ordine alle truppe era perentorio: dovete parlare al centrodestra e convincerli a votare noi. Lasciate stare gli elettori del PD. E se nelle province poteva essere un’idea che funzionava (ma anche là, sarebbe da discuterne), nelle città, ovvero dove c’erano i maggiori spazi, questa cosa era deleteria. Il messaggio su competenza, donne al potere, rifiuto del populismo e ritorno del buonsenso al potere, oggi, qui, è di sinistra. Non perché lo sia strutturalmente, ma perché il centrodestra si è spostato così tanto a destra, che il centro moderato è stato attirato dall’orbita del PD. Solo che, dopo le politiche, quel mondo sta decidendo di marciare a sinistra. Le primarie sono una sfida tra una sinistra transfemminista e globalista e il realismo diessino. È chiaro che il centro liberale e cattolico con quel mondo non ha più nulla a che fare. Ed è sensibile ad un richiamo centrista. Lo si è visto a Milano: per la prima volta il PD non vince più in Area C. Su quello doveva essere concentrata la campagna: un centro tecnocratico e ragionevole, al di là delle ideologie per la vittoria delle idee. E invece no, si è deciso di vendicarsi per lo sgarbo della mancata candidatura cercando di parlare ad un elettorato per cui “tecnici” è sinonimo di “male assoluto”. Ovviamente la cosa non ha funzionato. Sai che sorpresa.

  3. La comunicazione. Già, la comunicazione. Decine di migliaia di euro regalate a Zuckerberg per portare messaggi elitari alla massa. Spiace dirlo, ma qualcuno deve aver letto malissimo la campagna dal primo giorno: c’erano spazi per un buon risultato, ed erano concentrati sul fatto che l’affluenza avrebbe premiato i grandi centri abitati sulle valli. Quindi si doveva muoversi nei salotti, non tra i filari delle viti, nelle stazioni dei pendolari (molti dei quali a prendere i mezzi per la tragica reazione a catena ecologica generata dalle misure approvate per prima da lei come Sindaco di Milano) o nelle piccole aziende. In questi posti il suo messaggio cadeva nel vuoto. E amplificarlo non serviva a nulla. Insomma, si è presa una buona idea, la si è messa su strada male, indirizzata alle persone sbagliate con i mezzi meno utili.

Il risultato è stata la cannibalizzazione del terzo polo (che, per ovvie ragioni, non ha fedeltà di partito alle spalle) e poco più. Cosa succederà dopo non lo sappiamo, ma quell’area, per quanto oggi peschi a sinistra, appartiene al centrodestra. E la speranza è che un giorno il centrodestra torni accogliente anche per loro.

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