Devastante terremoto in Turchia e Siria con migliaia di morti. E’ mille volte quello di Amatrice del 2016

Esteri

Continua a salire il drammatico bilancio del terremoto di magnitudo 7.8 che ha colpito i il sud della Turchia e il nord della Siria.

Ankara ha diffuso il suo nuovo conteggio, per il quale fino a ieri sera erano 2.316 i morti accertati. Sommati all’ultima cifra ufficiale fornita dalla Siria, si ottiene 3.613. In Turchia si contano anche 13.293 feriti, secondo i servizi di soccorso.

 Almeno 120 scosse di assestamento si sono verificate dopo il potente terremoto di domenica notte nel sud della Turchia, secondo un aggiornamento dell’Agenzia turca per la gestione dei disastri e delle emergenze (Afad). Secondo l’Usgs, che riporta solo le scosse di assestamento più significative che vengono effettivamente avvertite da coloro che si trovano nella zona del terremoto, sono state almeno 43 quelle di magnitudo 4,3 o superiore. Tre delle scosse di assestamento hanno misurato 6.0 o più, incluso il massiccio terremoto di magnitudo 7.5 che ha colpito 95 chilometri (59 miglia) a nord dell’epicentro del terremoto principale del mattino.

Il suolo dell’Anatolia si è spostato di almeno tre metri: è la firma di uno dei terremoti più violenti mai registrati in Turchia. Con una magnitudo di 7,8, il sisma avvenuto fra il Sud-Est della Turchia e il Nord della Siria è stato mille volte più forte di quello di Amatrice del 2016 e 30 volte più forte di quello dell’Irpinia del 1980. La scossa, seguita da centinaia di repliche, è stata registrata dai sismografi di tutto il mondo, fino alla Groenlandia, come ha rilevato l’Istituto geologico danese. Il terremoto è avvenuto in una zona altamente sismica, punto d’incontro della placca Est anatolica, di quella Arabica e dell’Africana, con la prima che viene schiacciata dalla placca Arabica e spinta a Ovest, verso l’Egeo. Ad attivarsi è stata una delle due grandi faglie che attraversano la Turchia, quella Sud-Est anatolica, che “è una delle più attive nel Medio Oriente, insieme a quella del Mar Morto che attraversa Siria, Libano Israele e Giordania e che separa la placca Araba da quella Africana”, osserva il presidente dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Carlo Doglioni. E’ lungo questa faglia che i due lembi del suolo si sono spostati: “nella zona di massimo movimento è avvenuto uno spostamento di almeno tre metri”, aggiunge Doglioni. Causa dello slittamento è stato un movimento “di tipo transpressivo”, vale a dire che lungo la faglia il suolo si è spostato in senso orizzontale (quindi con un movimento di tipo trascorrente), durante il quale è avvenuta anche una compressione fra la placca Anatolica e quella Araba. “Lo spostamento di tre metri è una prima stima”, osserva il presidente dell’Ingv e misure più precise, “saranno disponibili non appena avremo i dati satellitari. Al momento abbiamo a disposizione solo modelli numerici”. I dati sono attesi dalle Sentinelle del programma Copernicus, di Commissione Europea e Agenzia Spaziale Europea (Esa) e dalla costellazione Cosmo Sky-Med, dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi).

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