Milano: No alle dieci menti più brillanti, si alle migliaia di cittadini capaci

Milano

Si firma “il cittadino perplesso” ed è la voce di tanti cittadini perplessi, purtroppo, sul modo di procedere di un’amministrazione che ignora il parere di chi vive in città, che si affida a ideologie acritiche, che ha una visione parziale e riduttiva.

“Ho letto con sgomento e un po’ di raccapriccio la proposta di un consigliere comunale di maggioranza (il capogruppo dei Verdi Monguzzi ndr) secondo cui bisognerebbe rilanciare l’azione amministrativa “sfidando le dieci menti più brillanti della città a elaborare cinque progetti concreti per la Milano del futuro”.

Credo che serva esattamente il contrario. Penso anche che dichiarazioni di questo genere mostrino un fraintendimento e una mancata comprensione proprio di quelle che sono le caratteristiche tipiche e vincenti della nostra città. Che sono innanzitutto la sua molteplicità; e la sua capacità di includere.

……………

Le menti sono migliaia, questa è la forza di Milano, basta saperle fare parlare….Quando ad esempio ci si affida a una grande e bravissima archistar – che è pur sempre solo un architetto – per risolvere problemi che sono invece urbanistici e sociali, e che quindi hanno una diversa natura e richiedono diverse competenze, anche lì si sbaglia e il risultato spesso è solo uno spreco di soldi e progetti che non funzionano (ogni riferimento al bravissimo Renzo Piano e al suo progetto per Ponte Lambro è del tutto non casuale). E questo è il secondo errore, dimenticarsi della specificità dei problemi (ofelé fa il to mesté, si dice non a caso).

Far balbettare a qualche famoso designer qualche banalità sul PGT o altre cose su cui non sa niente (come purtroppo si tende a fare ultimamente) spesso si risolve purtroppo in una stanca ripetizione di luoghi comuni (la resilienza, i talenti, ecc, ecc):  sono purtroppo anche gli strascichi dell’infelice slogan “dal cucchiaio alla città” per cui alla fine tutto è questione di stile e di improvvisazione, e non di conoscenza dei problemi: ma voi prendereste un urbanista o un sociologo per progettare un cucchiaio? Certo che no, ma allora perché il contrario? In tutte le cose complesse ci vuole competenza, esperienza, multidisciplinarietà: non dieci menti e cinque progetti.

E poi ci vuole ascolto, apertura: cosa che purtroppo non avviene, questo è il punto. Chiunque ad esempio abbia letto le cosiddette controdeduzioni alle osservazioni a uno strumento urbanistico, sa ahimè che spesso queste osservazioni non vengono neanche lette, se lette non vengono capite, e se capite vengono ignorate, anche se ragionevoli e ben argomentate, se sollevano temi e problemi che non si intendono affrontare; e magari perché presentate da un cittadino qualunque e non da una delle “menti più brillanti” (cito a questo proposito la questione abitativa – ma ce ne sarebbero tante altre – , sotto gli occhi di tutti ma bellamente ignorata nonostante le tante segnalazioni fatte in sede di PGT, semplicemente perché non in agenda politica; tranne scoprire poi improvvisamente che il problema c’è – i dati lo indicavano da tempo – e cercare affannosamente una veloce soluzione: ma le case a prezzi ragionevoli non si costruiscono in un battibaleno, servono processi che durano anni o decenni di lungimiranza e ostinazione, non l’improvvisazione momentanea. Ma gli esempi ripeto potrebbero essere tanti…). ( Il Cittadino Perplesso)

(fonte Arcipelago)

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