Era tutto pronto. Il classico scandalo ad orologeria. All’indomani dell’eventuale elezione di Silvio Berlusconi a capo dello Stato, la trasmissione Report di Rai3 aveva programmato una intervista esclusiva a Noemi Letizia. L’ex ragazza di Casoria, ora 31enne e nota alle cronache per aver frequentato la Villa di Arcore, ha riferito nella puntata andata in onda il 31 gennaio di essere stata all’epoca minorenne. Berlusconi, sapendolo, una volta esploso lo scandalo, avrebbe allora “istruito” suo padre per fagli dire il falso sull’ età in caso fosse stato interrogato.
Ma che la strada di avvicinamento al Quirinale fosse quanto mai impervia, si era visto una decina di giorni fa con alcuni articoli apparsi su diversi quotidiani.
Repubblica, ad esempio, aveva tirati fuori i procedimenti penali ancora aperti nei confronti dell’ex premier.
Il Fatto Quotidiano, invece, aveva ripercorso a puntate l’intera storia processuale di Berlusconi.
Tutte assoluzioni, va detto, tranne la questione della frode fiscale, l’unica condanna per la quale però Berlusconi è stato completamente riabilitato.
Fra le pendenze giudiziarie al primo posto
il processo Ruby ter.
Dopo essere stato assolto nel filone principale, quello legato alla prostituzione minorile, i pm milanesi hanno ipotizzato che in questi anni Berlusconi abbia comprato il silenzio di Karima El Mahroug e dei vari ospiti delle feste che organizzava nella sua residenza di Arcore.
Il procedimento è stato anche spacchettato per motivi di competenza territoriale fra Torino, Monza, Treviso, Siena, Roma e Pescara.
Segue Bari dove è in corso il processo che vede imputato insieme a Berlusconi Giampaolo Tarantini, l’ex imprenditore pugliese che avrebbe procacciato le ospiti per le serate di Arcore. Anche in quel caso l’accusa è di averne pagato il silenzio.
Berlusconi viene processato “per generosità”, hanno sempre detto i suoi avvocati, cioè per aver aiutato una serie di persone, soprattutto ragazze con ambizioni nel mondo dello spettacolo, che erano state danneggiate nel lavoro dalle inchieste giudiziarie. Una sorta di risarcimento morale ed economico per il danno subito a causa delle loro frequentazioni dell’allora presidente del Consiglio.
L’inchiesta che secondo i giornali poteva “impensierire” seriamente Berlusconi sarebbe poi quella sui mandanti occulti delle stragi di mafia del 1993.
Una inchiesta fumosissima che al momento non ha portato a nulla.
L’asso nella manica è Giuseppe Graviano, un mafioso condannato all’ergastolo, recentemente molto loquace dopo anni di silenzio.
Cosa ha detto Graviano di così sconvolgente? Che il proprio nonno, Filippo Quartaro, sarebbe stato truffato dopo un investimento in società con Berlusconi ai tempi della Edilnord.
“Dichiarazioni totalmente destituite di ogni fondamento, sconnesse dalla realtà e palesemente diffamatorie”, hanno risposto subito gli avvocati di Berlusconi.
Il fascicolo risale al 2017 ed è stato riesumato dal procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo, fresco di sanzione disciplinare del Csm per aver molestato sessualmte una collega, e dagli aggiunti Luca Tescaroli e Luca Turco. Quest’ultimo sta conducendo anche le indagini nei confronti di Matteo Renzi e la fondazione Open.
Per cercare risconti alle dichiarazioni di Graviano nelle scorse settimane gli investigatori della Dia hanno ispezionato a tappeto la zona di Basiglio-Milano 3, il quartiere residenziale costruito proprio dalla Edilnord di Berlusconi, alla ricerca di un residence e di un appartamento dove il mafioso avrebbe incontrato il Cav, allora semplice imprenditore, insieme al cugino Salvatore.
Berlusconi aveva una “carta” in cui si ribadiva l’accordo stipulato con il nonno di Graviano. Sia il nonno che il cugino di Graviano sono morti da tempo e questa “carta” non è mai stata trovata.
Nei suoi interrogatori Graviano ha giocato il jolly: “Mi hanno fatto arrestare per non dare corso a quell’accordo economico assunto con mio nonno”, facendo intendere che sarebbe stato Berlusconi a farlo arrestare m.
Ma all’unica domanda importante per l’inchiesta: Ci dica se Berlusconi è stato il mandante delle stragi”, Graviano ha risposto: “Non lo so se è stato lui”.
Non poteva mancare in questo mix finalizzato solo a screditare l’immagine di Berlusconi nella corsa al Colle, Marcello Dell’Utri, colpevole di un reato che non c’è, e di cui si sta occupando la Cedu, cioè il concorso esterno in associazione mafiosa.
Nato a Roma, laureato in Giurisprudenza e Scienze Politiche,
ha ricoperto ruoli dirigenziali nella Pubblica Amministrazione.
Attualmente collabora con il Dipartimento Scienze Veterinarie e Sanità Pubblica dell’Università degli Studi di Milano. E’ autore di numerosi articoli in tema di diritto alimentare su riviste di settore. Partecipa alla realizzazione di seminari e tavole rotonde nell’ambito del One Health Approach. E’ giornalista pubblicista iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Lombardia.