…L’Esame di maturità segna un momento di passaggio, dall’adolescenza alla giovinezza e poi all’età adulta. Il problema di fondo rimane lo stesso: vogliamo davvero fare dei nostri ragazzi gli adulti del domani? Vogliamo che i nostri giovani divengano adulti responsabili o preferiamo la pacca sulla spalla?
Credo che il Covid ci abbia fatto comprendere come la nostra società necessiti di adulti, maturi e “maturati”. Ecco perché, soprattutto quest’anno, considero i nostri giovani maturandi come ragazzi dotati di una nuova consapevolezza. Una consapevolezza che è stata provata dal crogiolo del lockdown, dell’isolamento, della solitudine, della malattia, della morte. Ma la morte non ha avuto, come non può avere, l’ultima parola. Mors et vita duello conflixere mirando, è proprio il caso di dirlo: ma da questo duello è sgorgata una nuova consapevolezza. Da cosa nasce?
La generazione del post Covid deve avere chiaro che solo la conoscenza e lo studio forniscono gli strumenti necessari ad orientarsi in una realtà sempre più complessa, ma, forse, meno liquida, grazie alla riscoperta dell’importanza dei legami, delle relazioni. Quale società, del resto, non è stata complessa? Nessuna: sempre, dai momenti di crisi, l’uomo si è salvato grazie allo studio e alla capacità di intessere relazioni: dal cenobio altomedievale, all’Università del Basso Medioevo. Università il cui nome è legato all’intento di unire docenti e discenti in un legame assoluto dato dalla trasmissione di un sapere. Cosa dire poi del Concilio di Trento che ha saputo unire l’Europa mediterranea creando una cultura dagli esiti straordinari? E, in tempi più recenti, il Vaticano II non ha fatto la stessa cosa? Sempre l’uomo ha compreso che, per uscire dalla crisi, occorre creare cammini condivisi, partendo dalla conoscenza. Cari giovani, studio delle letterature affiancato alla lettura dei quotidiani: tempo cercato e trovato per approfondire e scavare nella notizia. Tempo speso per la conoscenza.
E il tempo della conoscenza va a braccetto con il tempo della comunicazione. Archiviata in soffitta, chiusa nel baule dei ricordi (quelli brutti, da dimenticare) la comunicazione veloce, fatta di cinguettii e di slogan, una comunicazione urlata, violenta, vigliacca. Questo è il tempo della comunicazione che si nutre di parole argomentate, di pensiero complesso, che ha uno sguardo sulla realtà a 360 gradi. Questa è l’era della comunicazione che costruisce, lancia ponti e unisce, non divide. Anche posizioni differenti possono dialogare e creare unità. Così hanno fatto i nostri Costituenti. Il comunista e il cattolico, il protetto di Stalin in Russia, Togliatti, e il pupillo di Monsignor Montini in Vaticano, De Gasperi. Assieme hanno scritto la Costituzione.
Suor Anna Monia Alfieri – Ambrogino d’oro (InTerris)
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