Lettera aperta di una mamma al sindaco Sala – Nidi e sostegni alle famiglie ai tempi del Covid

Milano
Pubblichiamo la lettera che una mamma ha inviato al sindaco Sala anche a nome delle mamme del gruppo Facebook Mamis. 
Clelia ci scrive “Proprio oggi sono uscite le graduatorie dei nidi e delle scuole d’infanzia e, nonostante il periodo storico di grande difficoltà, moltissimi bambini (tra cui la mia) non sono stati ammessi. 
Lo trovo inconcepibile soprattutto oggi per genitori che stanno perdendo il lavoro, sono in cassa integrazione o hanno grandissima difficoltà economica. 
Spero che il mio appello venga letto, condiviso e accolto. Grazie.
“Egregio Sindaco,
Ho molta stima verso di Lei e mi ritengo molto fortunata di vivere a Milano, ma ora che ho una famiglia sto vivendo in prima persona una situazione di cui voglio lei venga a conoscenza soprattutto perché coinvolge migliaia di genitori come me.
Ho 30 anni, mio marito 31 e abbiamo una bambina di 8 mesi. Un mutuo da pagare ogni mese e la rata della macchina. Io ho un contratto a tempo pieno, mio marito è libero professionista e torna tutti i giorni alle 20 e abbiamo ben 4 nonni. Come lei può immaginare, però, essendo noi ancora tutto sommato giovani, i nostri genitori lavorano tutto il giorno.
Abbiamo fatto domanda per iscrivere la bimba al nido e non è stata ammessa in nessuna delle 4 scuole scelte. Siamo in graduatoria, 30esimi, 26esimi, 50esimi, 29esimi.
Capisce bene che in una società come la nostra ed in questo momento storico, in cui si ha paura del futuro, incertezza lavorativa e ora a causa di un virus che ha paralizzato il mondo si teme anche per le proprie risorse, è inconcepibile per una giovane famiglia che lavora a tempo pieno non poter accedere ad un nido statale.
Una babysitter costa minimo 1200€ al mese, un nido privato 800. A questa somma va comunque aggiunto il costo mensile di una tata per i momenti in cui la bambina non sta bene. Uno dei nostri stipendi deve essere dedicato SOLO per impiegare la giornata di nostra figlia.
Sono escluse le vacanze, il cibo, i vestiti, le medicine, le visite mediche, i pannolini e via dicendo.
Quanto dovrebbe guadagnare una famiglia per potersi permettere anche un asilo privato? Sono felice di vivere a Milano, non me ne andrei per niente al mondo, ma è sotto agli occhi di tutti cosa costa una casa, un affitto ma anche solo una cena per due.
Parlate di incentivi alle famiglie, lamentate il calo drastico delle nascite, dite di sostenere le coppie in questo percorso in salita e giustamente fate campagne e slogan per dimostrare quanto sia necessario invertire la rotta.
In concreto come sostenete le famiglie?
Non è possibile dover essere sul lastrico oppure avere un isee di 15€ per poter accedere ai servizi comunali.
TUTTE le famiglie hanno bisogno di aiuti.
Certa di ricevere un Suo riscontro, ringrazio anticipatamente per il tempo che dedicherà al mio messaggio.
Buon lavoro
Clelia Andolina

3 thoughts on “Lettera aperta di una mamma al sindaco Sala – Nidi e sostegni alle famiglie ai tempi del Covid

  1. Siamo in buona compagnia.
    Assegnati 5199 posti. Esclusi 3020.
    Gli esclusi alla prima graduatoria erano 2300 nel 2019, 2366 nel 2018, 2279 nel 2017, 2317 nel 2016 e 2202 nel 2015, ultimo anno di amministrazione Pisapia.
    Il peggioramento è evidente.
    In tutto questo il Sindaco sproloquia sulla necessità di riaprire scuole e asili sin da subito perché altrimenti i genitori (evidentemente solo quelli che hanno vinto la lotteria dell’assegnazione di un posto) non possono lavorare.
    Nel bilancio preventivo 2020 il Comune, su circa 7,8 miliardi di uscite, ha preventivato meno di 16 milioni per asili nido (saldo netto tra entrate e uscite).
    Nel 2018 per il solo progetto SPRAR il Comune ha speso 12 milioni.
    La copertura dei 3000 esclusi da parte del Comune, come differenza tra quanto pagherebbe l’utente mensilmente in fascia massima (€ 450) e quello che il Comune pagherebbe al privato per la fornitura del servizio (€ 600) costerebbe circa 5 milioni che evidentemente non si riescono a trovare in un bilancio di spesa da quasi 8 miliardi, eventualmente fornendo un rimborso da € 2000 ai genitori degli esclusi, magari senza la solita tagliola dell’applicazione degli indici ISEE.
    Incredibile che del tema non parli nessuno in una città cara come Milano dove generalmente in ogni famiglia entrambi i genitori lavorano.

  2. Ci sono passata anche io, anni fa, non c’era il coronavirus, ma i problemi, economicamente parlando, erano gli stessi.
    Mia decisione ho dato le dimissioni dal lavoro, sono stata a casa ed ho seguito mio figlio.
    Certo abbiamo fatto dei sacrifici, ma ne è valsa la pena.
    Se tornassi indietro, francamente, lo rifare.
    Meditiamo….

    Non me ne sono pentirà.

  3. Sono poco d’accordo con la frase “Non è possibile dover essere sul lastrico oppure avere un isee di 15€ per poter accedere ai servizi comunali”: la graduatoria non tiene conto di nessun indicatore ISEE ma c’è una chiara regola per i punteggi. A parità poi di punteggio, si “classifica” più in alto il bambino più “grande”. Poi che i posti siano meno dei necessari, questo è un altro problema.
    In secondo luogo: quanti erano gli assegnati negli altri anni?

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