A Rojava, dove muore l’onore dell’Occidente

Esteri

“Quando il primo soldato Turco ha messo piede in Siria l’Occidente ha perso, ancora una volta, il suo onore. Come nella prima del 1956, quando un gruppo di giovani coraggiosi sfidò la tirannia ed il mondo lasciò che fossero massacrati senza muovere un dito, così oggi abbiamo voltato le spalle ai primi e più agguerriti nemici dell’Isis. Migliaia di giovani, uomini e donne, che hanno lottato e sono morti per un ideale. Un ideale di democrazia, di libertà, di laicità. Un ideale che, un tempo, era l’ideale dell’Occidente.

E che oggi Trump ha sacrificato sull’altare della convenienza geopolitica. Mi sarei aspettato una parola forte, almeno da Di Maio. Ma forse la debole dichiarazione fatta da parte sua è la migliore delle alternative, almeno si evitano svarioni. Se anche tutti si voltano dall’altra parte, per convenienza, io no. Come sempre e con coerenza sono e sarò dalla parte di chi lotta per i nostri valori contro ogni tirannia”

Così Gabriele Barucco, consigliere Regionale Lombardo di Forza Italia. Che ha ragione, ovviamente. La questione è che Trump, coerentemente con quanto sempre dichiarato, si è rifiutato di fare il poliziotto del mondo. Mandando in tilt la sinistra pacifista di tutto il globo, abituata al nobel per la Pace Obama che, quando serviva, un carrello di bombe non lo negava a nessuno. Oggi, Trump, quando Erdogna gli ha notificato che non voleva uno stato terrorista a Sud, si è semplicemente scansato. Brutto e cattivo quanto volete ma, cari compagni, ha fatto esattamente quello che avete sempre chiesto.

Erdogan il conquistatore, quindi. Almeno nella sua visione personale di se stesso. In tutte le Moschee domani verrà letta, appunto, la preghiera del conquistatore. E no, non tutto il mondo è felice. Putin, il nuovo amico del Sultano è perplesso. Se non altro perché Assad ne esce fortemente ridimensionato. Teheran è direttamente furente. Non vuole un sunnita in Siria, non più di quanto volesse l’Isis in Iraq. Non può intervenire perché Putin blocca tutto. Ma è una distrazione dalla sua guerra con gli Usa che, francamente, si sarebbero risparmiati. E poi c’è un altro piccolo problema.

Una volta che la “minaccia” Kurda sarà stata eliminata, ovvero tra una settimana, cosa farà il conquistatore? Tornerà a casa lasciando i Turcomanni a presidiare? Resterà là modello Donbass? La Siria, ad oggi, esiste solo a Damasco, il resto del paese è ingovernabile, questo è noto. Ma se ne è iniziata la spartizione, che fine faranno le basi Russe, difese perfino con la minaccia nucleare da Putin? Non è dato saperlo. Come non è dato sapere cosa faranno le milizie sciite nell’area. Insomma, il quadro rischia di precipitare. Ah, per la cronaca, Trump sta minacciando pubblicamente Erdogan. Perché la situazione non è mai troppo grave per rinunciare ad un tocco di dadaismo.

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