Marito tiene segregata la moglie per 2 anni per punirla di un aborto spontaneo

Cronaca

Il Gip di Monza, a seguito di un’indagine condotta dai carabinieri, ha sottoposto un uomo a divieto di avvicinamento alla moglie, una 43enne italiana, e allontanamento dalla casa familiare a Bernareggio (Monza). L’indagine è partita dalla denuncia della donna che era stata picchiata, minacciata di morte e costretta a restare in casa senza alcun contatto con l’esterno, se non per recarsi a lavorare, a partire dal giugno 2017, ossia per quasi due anni. Tutto ciò per “punirla” di aver perso il bambino che portava in grembo.

La incolpava dell’aborto spontaneo che la donna aveva avuto nel 2017. “È colpa tua, ora esci di casa solo per andare a lavorare”, le avrebbe detto il marito, che poi l’avrebbe costretta a subire botte e minacce di morte, rivolte anche ai familiari di lei, per ridurla ad uno stato di totale sottomissione.

Quando qualcuno dei suoi parenti ha iniziato a presentarsi a casa della coppia per chiedere spiegazioni, il marito li cacciava via e minacciava la moglie di far loro del male: “tanto io non ho niente da perdere, in carcere ci vado volentieri, per una m…. come te ci vado”. Quando erano in casa la donna non poteva usare il pc e a malapena le era consentito di guardare la televisione.

Prostrata per la perdita del suo bambino e vessata dalle violenze fisiche e psicologiche, a un certo punto ha trovato la forza di chiedere al marito la separazione. Sul telefonino gli aveva anche trovato una chat in cui lui flirtava con un’altra donna e quindi pensava fosse pronto a lasciarla andare. Alla vista dei documenti del divorzio, però, l’uomo ha reagito strappando le carte dell’avvocato e, dopo averla picchiata con una mensola, ha promesso di ucciderla.

Dopo l’ultima furibonda lite, durante la quale lui che le ha stretto le mani intorno al collo, la donna però ha fortunatamente trovato il coraggio di fuggire e, finalmente, chiedere aiuto al 112.

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