Droga, cocaina dal Costa Rica in Italia nascosta nelle casse di ananas

Cronaca

Importavano ananas dal Costa Rica, che poi rivendevano soprattutto in Liguria e a Milano. Una volta ogni tre mesi, però, tra le casse di frutta fresca fatte arrivare nel porto di Livorno dalla società “Tierra Nuestra Latina”, con sede a Bracellona, c’era una partita di cocaina colombiana purissima. L’ultima, sequestrata tra il il 27 e il 28 marzo, era di 215 chili, che sul mercato avrebbero fruttato fino a 25 milioni di euro. L’organizzazione messa in piedi dal boss siciliano Maurizio Ponzo, dal figlio Salvatore (assassinato il 23 maggio scorso) e dal ‘killer delle carceri’ Santo Tucci usava metodi “imprenditoriali” nel gestire il traffico internazionale di droga in arrivo dal Sud America. Il gruppo aveva ottimi contatti con un cartello colombiano in grado di fornire direttamente “fino a 6 mila chili” di polvere bianca e non aveva bisogno di intermediari per farla arrivare in Italia. Oltre a Ponzo e a Tucci, sono finiti in carcere anche Marco Cademartori, Salvatore Grasso, Luigi Pappalardo e l’albanese Gentian Sabliqi., ritenute tutte figure di spicco dell’organizzazione. In tutto, però, sono 29 le persone arrestate tra Milano, Pavia e Barcellona nell’ambito dell’operazione ‘Miracolo’ , coordinata dal pm Bruna Albertini e dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini che poi ha ceduto il testimone alla collega Alessandra Dolci a capo della Dda milanese. Dall’estate del 2017 a oggi ci sono state almeno quattro grosse spedizioni via mare, tutte tracciate dagli uomini della Squadra Mobile. Due carichi da oltre 100 chili sono arrivati in Italia il 10 ottobre e il 7 dicembre 2017, seguiti da una spedizione da 101 chili il 27 marzo scorso e da una da 114 chili il giorno successivo. La droga veniva messa esattamente al centro dei container pieni di bancali di frutta. I panetti di cocaina erano nascosti da una fila di foglie e teste di ananas e anche i controlli con gli scanner più moderni non erano in grado di rilevarli. Una volta sbarcati, i container erano affidati a Emiliano Parziale, procuratore speciale della Ge.Tra Srl, che si occupava di “sveltire” le operazioni doganali e far uscire i carichi dal porto. Quelli che arrivavano via nave erano quantitativi importanti, destinati alla “piazza” milanese ma anche al resto del Nord Italia. E proprio monitorando il quartiere di Bonola, alla periferia Nord di Milano, gli investigatori sono stati in grado di ricostruire l’intera filiera dello spaccio. Gli arresti dei pusher della zona hanno messo in crisi la rete di distribuzione, che per mantenere la clientela ad un certo punto cedeva addirittura due dosi al prezzo di una. La svolta, però, è arrivata a marzo scorso, quando gli agenti della Narcotici hanno sequestrato la cocaina nel porto di Livorno, autorizzando però lo sbarco della frutta. Abbastanza per mettere in allarme sia la filiera italiana che i narcos colombiani e scatenare sospetti e vendette nell’organizzazione. I boss siciliani non immaginavano di essere finiti sotto indagine ma ipotizzano uno “sgarro” da parte di qualche “doganiere tossico” a libro paga, di uno spedizioniere da cui iniziano a diffidare o una truffa dei fornitori colombiani. Nel frattempo lontano dall’Italia, l’ombra del tradimento si allunga su Salvatore Ponzo, emissario dell’organizzazione in Costa Rica, che il 23 maggio viene freddato sotto gli occhi della fidanzata da due sicari a bordo di una moto, che gli sparano mentre esce dall’ambasciata italiana a San José. Chi siano i killer gli inquirenti non lo sanno, ma forse i trafficanti italiani si. All’indomani dell’omicidio, uno degli arrestati parla al telefono della foto dei due motociclisti pubblicata da un giornale sudamericano: “e gli hanno mandato a dire” al boss Maurizio Ponzo “che non sono stati loro, no? – commenta – Pezzi di m…!”.

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