De Bortoli: «Tria ci pensi, gli italiani hanno bisogno di educazione finanziaria»

Attualità

E’ da un anno che il Comitato per l’Educazione Finanziaria, che ha a capo Annamaria Lusardi, esperta di alfabetizzazione economica, sta lavorando. Aumentare la consapevolezza e le conoscenze degli italiani sul come occuparsi del proprio denaro dovrebbe essere, come nella maggior parte degli altri paesi, uno degli obiettivi principali del Governo, soprattutto dovendosi occupare di un popolo che di risparmio ne ha sempre accumulato molto. E proprio dell’importanza di un’educazione finanziaria nel nostro paese parla Ferruccio de Bortoli nel suo articolo per il Corriere Economia.

“Il governo del cambiamento (per ora a parole) sarebbe bene non si dimenticasse dei risparmiatori. In molti modi. Al di là delle politiche, ancora incerte. Per esempio con una maggiore attenzione a ciò che si dichiara in pubblico. L’insistenza con la quale il ministro degli Affari europei Paolo Savona parla di un piano B sull’uscita dall’euro non rasserena gli animi sui mercati. Il peggioramento delle aspettative ha giàvisto quasi raddoppiare lo spread tra titoli italiani e tedeschi. Quando il sottosegretario alle Infrastrutture, il leghista Armando Siri, l’autore della proposta di flat tax di Salvini, sostiene che per ridurre la pressione fiscale si potrebbero vendere più titoli di Stato agli italiani, va nella stessa direzione. Un’idea un filo autoritaria, da «oro alla Patria».

Nessuna riserva

Il risparmio appartiene agli italiani. Senza alcuna riserva statale. E sono liberi di andare ovunque. Per convincerli a investire in titoli nazionali occorrerebbe, per esempio, impegnarsi a fare investimenti (non spesa corrente) per le future generazioni. O alzare i rendimenti, cioè il costo del debito. Ma non li si può obbligare. Il tasso d’interesse sui titoli turchi a due anni è al 1g per cento. La lira turca ha perso dall’inizio dell’anno 1128 per cento. E non è un bel vedere. Il navigatore straniero di Twitter che ancora oggi incappa nell’account del presidente della commissione Bilancio della Camera, il leghista Claudio Borghi, e se lo vede effigiato (al posto di Michelangelo!) in una banconota da diecimila lire (chissà perché verde) non ne ha, diciamo così, una buona impressione. Se fosse un investitore straniero qualche domanda sull’opportunità di mettere soldi nel nostro Paese, con il rischio di ritrovarseli in un’altra valuta, se la porrebbe. L’età della spensierata goliardia antieuro, pur essendo legittima qualsiasi opinione, può e deve finire una volta ricoperto un ruolo istituzionale. O no? Ci si può e ci si deve preparare al peggiore degli scenari. Ma non se ne parla un giorno sì e l’altro pure quasi per augurarselo.

II capitolo che scotta

Ma c’è un altro capitolo che non sfuggirà sicuramente all’attenzione del ministro dell’Economia Giovanni Tria. Ed è quello che riguarda l’educazione finanziaria. II suo predecessore Pier Carlo Padoan, con i ministeri dell’Istruzione e dello Sviluppo economico, aveva istituito, con la legge di Bilancio 2016, un Comitato per l’educazione finanziaria. Per la prima volta in Italia. Esiste già qualcosa di simile in altri 7o Paesi. La direzione era stata affidata ad Annamaria Lusardi, docente alla George Washington University School of Business. II comitato — del quale fanno parte rappresentanti di quattro ministeri, Bankitalia, Consob, Ivass, Covip, consulenti finanziari, consumatori — continua ovviamente il proprio lavoro. Ha un programma già definito per promuovere una maggiore cultura finanziaria, previdenziale e assicurativa in Italia. E ha tenuto conto di diverse testimonianze di risparmiatori e azionisti vittime degli scandali bancari, soprattutto veneti.

Sarebbe assai curioso che la nuova maggioranza lasciasse perdere questa iniziativa dopo aver cavalcato il malumore popolare in campagna elettorale. Che cosa potrebbe fare? La dotazione di un milione di euro è insufficiente. Il Comitato sta ancora sperimentando il portale Quellocheconta.gov.it. Deve farsi conoscere al pubblico, andare nelle scuole. «In un mercato finanziario sviluppato — dice Annamaria Lusardi — non è ammissibile un così diffuso analfabetismo negli investimenti, anche da parte di chi ha un buon livello di istruzione. È un’opera essenziale di educazione civica che riguarda non solo come investire al meglio i propri risparmi. Ma anche come assicurare un futuro migliore ai figli, gestire la vecchiaia con una aspettativa di vita crescente, integrare al meglio la propria pensione».

L’abc essenziale

Ma quali sono i consigli di base del Comitato? Eccoli, un po’ sceneggiati, e nella descrizione del suo direttore. i) La medicina del risparmio. Tratta il tuo risparmio come fosse una questione di salute. Prenditene cura. Perché se lo perdi — ed è accertato purtroppo — i rischi per la salute aumentano. «Non basta affidarsi al consulente o al banchiere come fosse un medico infallibile. Si protegge la nostra salute anche e soprattutto con un buon stile di vita. Prevenire, cioè cercare di capire, farsi venire dei dubbi, è meglio anche in questo caso». Si diversifica poco, vero, ma si sbaglia anche nel non fare nulla. Per esempio lasciando tutto sul conto corrente. 2) Chi si firma è perduto. Informati bene. «Si continua a firmare con troppa leggerezza. Va fatta un po’ di fatica in più per tentare di capire. Chiedere anche se si rischia di fare una brutta figura». 3) Più guadagni, più rischi. «Non esistono pasti gratis e nemmeno spuntini gratis. Il rapporto fra rischio e rendimento è fondamentale che sia compreso al meglio». Aggiungiamo noi che in un Paese a elevata ludopatia l’idea che si possa investire trovando il jolly è assai diffusa. Come la relativa sindrome del cercatore di funghi. Da qualche parte il fungo c’è, come l’occasione buona. Peccato esistano anche i funghi velenosi. 4) La trappola del fai date. Se lo dice il funzionario di banca che si conosce da tanti anni va bene, se lo dice l’amico meglio. Una declinazione della furbizia nazionale, sovrastima di sé stessi. 5) La saggezza del mercato. Confrontare e scegliere, come si fa in qualsiasi altro banale acquisto quotidiano. II paradosso è che abbiamo più attenzione nel programmare una vacanza che un investimento. «Non compriamo quasi mai — conclude Annamaria Lusardi — il primo vestito che proviamo e nemmeno la prima frutta che vediamo o tocchiamo in un supermercato. Ma nel risparmio ci fidiamo troppo della prima proposta».

I numeri

Secondo l’ultimo rapporto Einaudi tra il 2o1.4 e i12016 il valore della ricchezza complessiva è sceso, nella media familiare, da 356 a 338 mila euro, essenzialmente per il ribasso delle quotazioni immobiliari. II 76 per cento possiede la prima casa. Una famiglia su due riesce ad accantonare qualcosa. «Ma dobbiamo leggere bene i dati per capire chi abbia bisogno veramente di una maggiore educazione finanziaria — spiega l’economista Fabrizio Ghisellini — il 75 per cento delle famiglie ha un reddito netto medio che non supera i duemila euro. I soldi servono liquidi. Poche le alternative vere. E dunque l’alfabetizzazione serve come potrebbe servire un ombrellone a un esquimese». Ghisellini, autore insieme a Beryl Y. Chang di Behavioral Economics (Palgrave), sta completando una ricerca su educazione finanziaria ed economia comportamentale per il Casmef, Centro studi monetari e finanziari della Luiss. La distorsione cognitiva maggiore è nella convinzione che investire in soggetti domestici — che tra diretti e indiretti coprono l’8o per cento — sia meno pericoloso rispetto a quelli esteri. «Gli studi dimostrano che occorrono informazioni corrette nel momento in cui si decide, altrimenti si dimentica in fretta. Purtroppo in Italia si dà per scontato che un’ educazione di carattere universale e atemporale sia una riposta sempre corretta. Non basta». E la soluzione quale potrebbe essere? «In futuro — conclude Ghisellini — in un misto tra consulenza di qualità e intelligenza artificiale. Il consulente professionale ma anche la piattaforma tecnologica che dà risposte immediate a ogni dubbio». Poi prendersela con un robot sarà assai più complicato…”

Ferruccio De Bortoli

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