Milano 6 Aprile – Beghe da cortile, ma significative per dare la misura del delirio di onnipotenza che ha pervaso Di Maio e amici grillini. Dopo l’abbuffata di poltrone, vantano diritti assoluti anche sugli uffici. Scrive Angelo Mauro su l’Huffington Post “Che la legislatura non sia partita bene è sotto gli occhi di tutti. Ma, dopo il difficoltoso superamento del primo scoglio con l’elezione degli uffici di presidenza di Camera e Senato, vengono a mancare proprio i fondamentali per un avvio ordinato dei lavori parlamentari. Al Senato infatti M5S e Pd stanno ancora litigando sugli uffici dei gruppi.
C’era una volta un accordo: il Pd, passato da 97 senatori a 52, si sarebbe tenuto solo una piccola parte degli attuali uffici, al M5S che ha conquistato 112 seggi a Palazzo Madama sarebbe andato il resto. Sostanzialmente con questa intesa, per la verità solo abbozzata subito dopo il voto del 4 marzo, le due forze rivali di Pd e M5S sarebbero finite vicine di casa in Senato. Anzi vicinissime: separate solo dal busto di don Luigi Sturzo che sarebbe rimasto lì a limitare la parte dem, in gran parte i vecchi uffici che storicamente furono del Pci. Il M5S si sarebbe preso la parte ex Dc. E invece no.
I locali in questione sono molto ambiti: sono situati al primo piano di Palazzo Carpegna, collegati al Transatlantico di Palazzo Madama dal breve corridoio dei busti. Sono i più vicini all’aula: comodi per quando si deve scappare a votare all’ultimo minuto, a un parlamentare capita spesso. Bene: ora il M5s reclama tutto il piano che è stato del Pd e chiede di spedire i Dem al secondo piano.
Da qui lo scontro. I Dem stanno cercando di far valere i ‘diritti’ conquistati storicamente. Della serie: “Qui hanno abitato i nostri avi politici, dal Pci alla Dc ma in tempi più recenti anche i Popolari”. Niente da fare: i pentastellati non mollano, dall’alto dei loro 112 seggi. È stallo e guerra anche sulla logistica del nuovo Parlamento uscito dal voto del 4 marzo: nemmeno la base per la convivenza condominiale.”
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