Partiamo da alcuni punti fondamentali: siamo alle palme di piazza Duomo in versione 2.0. Ovvero: non costerà nulla ai Milanesi realizzarlo, è sponsorizzato da un privato pieno di buona volontà, è sulla carta una bella idea. Poi, però, arriva sempre un Burian a caso a rovinare i sogni di gloria di sta gente. Ed i cadaveri, per le palme, ed il disastro sicurezza del Giardino dello Spaccio, ce li teniamo noi. Quindi, per capirci, quando succederà quello che tutti ci aspettiamo non sarà certo colpa di Zack Goodman, ma del Comune. Tornando a bomba: qualcuno ha avuto la grande, geniale, spaziale idea di piantare un bosco davanti alla stazione centrale. Là dove c’era solo erba, a Giugno sorgeranno decine di grandi alberi, arbusti e vegetazione varia. Per sottrarre l’area al degrado. Questa idea geniale ha solo due o tre piccole controindicazioni, che siccome nessuno pare aver notato in fase autorizzativa, vorremmo indicare noi a Sala. Che con gli alberi, si sa, ha un rapporto complicato.
Primo problema: l’unica pianta che può, da sola, fermare i delinquenti ed il degrado è Barbalbero, l’Uomo Albero del Signore degli Anelli. Tutti gli altri soccombono abbastanza presto. Dopotutto a Milano esiste un boschetto della droga. Che ha un sacco di alberi, ma pare che questo non spaventi affatto gli spacciatori. Inoltre, se già prima avevamo problemi a dare a Piazza Duca d’Aosta una parvenza di civiltà, provate a pensare adesso con gli alberi ombreggiati nella calura d’Agosto cosa non si troverà sotto i frondosi rami. Vi diamo un indizio: di certo non famigliole felici.
Inoltre, la geniale idea crea qualche piccolo, ma fondamentale problema di sicurezza. Tra alberi ed arbusti muoversi non visti è decisamente più facile. Se Robin Hood ha scelto la Foresta di Nottingham e non le pianure di Londra un paio di motivi ci devono essere stati. Ed io non vorrei essere nelle pattuglie che dovranno sorvegliare questo elegantissimo elemento paesaggistico nel posto più stupido cui si possa pensare per realizzarlo. O alle forze dell’ordine che dovranno fare le retate, giocando a nascondino tra le piante, gli arbusti e tutti gli inutili ammennicoli che solo ad un’agenzia di comunicazione poteva venire in mente di piazzare là.
In ultimo: questo bellissimo giardino, pensato apposta per le risorse che là bivaccano sarà mantenuto da categorie fragili. Non riesco nemmeno a fare ironia su questa scelta. Davvero. State mandando gli agnelli a pulire le tane dei leoni, pronti a stupirvi al primo incidente. Ma non c’è da stupirsi, è la tragica storia di Milano, sotto il centro sinistra. Idee bislacche, che si rivelano tali, che degenerano nel tempo, difese da una maggioranza di persone che non le vedono di persona e si fidano di Repubblica per la descrizione. E continuano a imperterrite a votare chi le realizza.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,
Una vera cavolata come tante altre!