I cani sono il futuro.

Zampe di velluto

Sconvolgono vite, spazi e salotti: non sono il passato. E se c’è da salvare una vita non si tirano mai indietro.

Scusa direttore se ti scrivo, ma anch’io amavo un cane e l’ho tradito con un gat­to. E tu lo sai come sono scaltri e fottuti i gatti, si insi­nuano, ti intrigano e ti avvinghiano con quel passo felpato e gli occhi verdi che sembrano di fiaba. Poi d’un tratto ho ripensato a lei, al cane che avevo, si chiamava Maggie e non ne ho mai scritto. L’ho perduta in un pomeriggio di primavera meneghina, lavoravo a una scrivania di redazione e lei moriva su un tavolo freddo a due passi dalla stazione Centrale. Mi ritaglio un’ora e poi torno, ho detto ai colleghi, e sono andata a vederla morire come il disgraziato va al patibolo, le lacrime che non tenevo e lei che diceva «lascia stare che non sono più io». Il cane immenso di un tempo ridotto a una faccenda di pelle e ossa, cranio fragile e corpo affilato. E quella flebo che era finzione e che lei non voleva più. Se ne è andato così il mio cane, silenzioso e pudico come era stato in tutta quanta la sua vita. Non so perché parlo di lei adesso. Forse per chiederle scusa di quell’addio mozzato, forse perché l’ho amata tanto ma gliel’ho detto poco, o forse solo perché la sapiente penna di un collega convertito al gattolicesimo (Beppe Braga) ha scritto che i cani sono antichi e i gatti moderni, che i cani sono un meraviglioso fogliettone ottocentesco ma i gatti sono la nuova era, il futuro, il millennio.Questo no, non l’accetto. I cani sono il passato, il presente e il futuro. Sconvolgono le vite, gli spazi e i salotti, figurarsi se li contieni in un passato romantico.

O se puoi appiccicargli un’etichetta sulla loro fronte pelosa. E non è un problema di luoghi, iperboli e pose per i fotografi.Ne trovi tanti di cani in libreria che non sono cattivi scrittori ma cani veri, e si infilano anche loro sapienti e comodi tra le pagine sbiadite di tomi pessimi e pure geniali. E se leggi di loro è asi sempre per dettagli di cui frega nulla,o per un viaggio scomodo e infinito che hanno fatto per cercare il padrone che avevano o che hanno perduto o che forse li ha traditi. Da bambina leggevo di«Lampo il cane viaggiatore» e sentivo l’amore e l’ardore che cresceva, anche se era una storia piccola così in un libricino scritto grande. Che poi cos’è l’essere moderni, nuovi oppure millenials? Infestare Instagram di scatti? Mettersi in posa con il naso all’insù e il pelo leggiadro? Se per questo internet strabocca di video sui cani. E sono tutti maledettamente uguali e incantevoli. Facci caso. Non corrono, non saltano, non compiono piroette a uso e consumo di una platea sciapa che ride un secondo e poi li dimentica. Semplicemente abbracciano, implorano, piangono, loro e il padrone, e non chiedono altro. E se c’è da” salvare una vita non si tirano indietro. E se da cercare bombe fanno lo sporco mestiere e talvolta rinunciano, ” ché anche un cane ha diritto all’obiezione di coscienza…C’è un video che spopola in questi giorni su youtube di un bellissimo golden retriver disteso davanti a un bimbetto down corrucciato e diffidente. Il bimbo si scansa, gli volta le spalle, il cane insiste, lo annusa e poi lo spinge. E quando sembra che esploda la rabbia e il pianto sia li da venire, il ragazzino si ferma guarda fisso e poi cinge il cagnolone biondo in un abbraccio infinito. Ma così non vale, hai ragione, è cercare la lacrima facile. Non basta colmare la voragine sentimentale dell’uomo contemporaneo e avvolgerla in Un abbraccio infinito e in un guaito festante per dir dei cani che appartengono al futuro. Ma mi domando io: cosa c’è dì’ più nuovo e fresco dell’amore puro? Dell’amore che si dà e non chiede niente in cambio? Cosa c’è di più vero, eterno e bello del frastuono di un abbaio, del pelo ruvido strofinato.dalla pioggia e di una zampa che si sporca ma non si macchia? Del mio cane ricordo cose banali. Lei che inseguiva un legno fino in fondo al mare e che vecchia, acciaccata e ferita si alzava dalla sua cuccia per annusare le bimbe e guardarle un po’, come fa il nonno di casa prima di an-dare a dormire. Dettagli, carezze, odori, negli ultimi mesi puzza e fatica e nessuna iperbole o canto. Ma c’era quella presenza maledettamente ingombrante e sincera che adesso fa sentire maledettamente vuota la stanza dove c’era lei e adesso non c’è più… adesso che ci annulliamo nei 140 caratteri di un tweet, che facciamo i selfie e schifiamo i prati umidi di primavera, che stringia-ma telefoni ma mai delle mani, che siamo cuori rozzi e testa china su una tastiera fredda. Ho confuso i temi, hai ragione, e forse anche un po’ le acque. Ma il punto è direttore che il senso dei cani non è appartenere a un’epoca piuttosto che un’altra. Ma amare e non chiedere altro. È questa la loro essenza infinita. Il problema semmai sono i padroni che li stropicciano, li strapazzano, cercano di cambiarli e di mettersi nelle loro teste arruffate. Che li fanno vestire con ninnoli e magliette e poi tentano di spiegare e parlare quando non c’è niente di cui parlare. Li vogliamo di lusso . oppure scapestrati e non lasciamo che siano semplicemente dei cani. E appena cala l’interesse, o appena qualcuno ci distrae eccoci qui a tradire, sviare e negare carezze. Un gatto ci manderebbe al diavolo, beato lui. I cani no, che sono puri e semplici. Ho finito direttore. E scusami se ti dico solo adesso che amo un gatto ma ho amato tanto un cane.

SIMONA BERTUZZI (Libero)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Moderazione dei commenti attiva. Il tuo commento non apparirà immediatamente.

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.