Milano meglio di Roma e Parigi: un museo ogni due chilometri, ma dimentica la periferia

Milano

Milano 3 Marzo – Ma il quadrilatero dei poli culturali dimentica la periferia di Elisabetta Andreis

Folla di visitatori alla mostra su Keith Haring a Palazzo Reale (LaPresse)

Marginalizzare le periferie e dimenticare il cuore di chi ci vive è, a Milano una consuetudine. E così si deve evidenziare come esistano due città, dove le aree decentrate sono anche nel campo culturale penalizzate Scrive Elisabetta Andreis sul Corriere “Un museo ogni due chilometri, uno ogni sedicimila abitanti. È la media milanese e il numero è elevato: per quantità di spazi culturali in rapporto alle dimensioni cittadine il capoluogo lombardo batte Roma, Parigi, Berlino e Londra. Per numero di musei ogni 100 mila abitanti il capoluogo lombardo è terzo in classifica: meglio di Milano fanno solo Roma e Parigi. Un altro dato fa però riflettere: 58 musei, il 68 per cento del totale, si trova in un rettangolo di soli sei chilometri quadrati e si trova in pieno centro. Il quadrilatero della cultura va dal parco Sempione ai Giardini pubblici Indro Montanelli, a Sud lambisce corso Genova da una parte e la rotonda della Besana dall’altra.

La mappa è stata elaborata dall’Osservatorio metropolitano per Where Milan e sarà presentata sabato a Palazzo Reale nel corso di Museocity. Dal dossier emerge anche che sette turisti su dieci giungono in città per visitare poli culturali o shopping, mentre il business non è più prevalente.

«A Milano il numero di luoghi culturali aumenta, ma ci sono aree sguarnite, ad esempio nei Municipi 2, 4 e 7. Sono le aree in cui il disagio sociale richiederebbe maggiore attenzione — spiega Stefano Baia Curioni, docente in Bocconi —. In termini di affluenza le “calamite” sono tutte in centro: Duomo, Brera, Castello, museo della Scienza e della tecnologia. E ancora Triennale, Teatro alla Scala, Museo del ‘900». Le associazioni Tools for Culture e Fare, con l’università Bicocca e Fondazione Cariplo, hanno avviato il progetto Arte invisibile: «Vorremmo combinare due questioni irrisolte: da una parte le aree neglette in cui l’arte è sostanzialmente assente, dall’altra le opere sepolte in deposito o nelle case private, non fruibili al pubblico — spiega il presidente di Tools for Culture Michele Trimarchi —. Rilocalizzare l’arte e gli eventi distribuendoli sul territorio regalerebbe identità a quartieri dimenticati e complessi». L’intento è sposato dall’assessore comunale alla Cultura Filippo Del Corno, impegnato a promuovere manifestazioni diffuse. Ma — dicono gli esperti — si può fare di più. Le associazioni hanno condotto una ricerca ad hoc sulle collezioni private, in particolare di arte contemporanea. Il 13 per cento del patrimonio resta nascosto negli appartamenti e un altro 59 per cento viene prestato ai musei solo per brevi periodi. «Per essere incentivati a condividere le opere in loro possesso, i collezionisti vorrebbero spazi disponibili con buona visibilità», spiega Silvia Simoncelli della Bicocca. Paola Fandella, docente alla Cattolica, sottolinea che «soprattutto nelle aree periferiche bisognerebbe lavorare sui giovani, avvicinarli all’arte unendo società e cultura. Gli aperitivi al Poldi Pezzoli, i brunch in Triennale, le aperture serali di Brera — dice — sono esempi da seguire. Ma localizzati tutti in centro».

Milano Post

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