I sindacati regalano un assist al Governo

Attualità

Milano 19 Settembre – I monumenti di Roma, presi in ostaggio dai lavoratori, sono l’occasione che Renzi aspettava per portare sotto il controllo Governativo diretto i monumenti. Questo è il riassunto della giornata. Il resto è puro show a favore di telecamera, con teatrini che sanno di Novecento tra Camusso e mondo politico. I dati di fatto sono tre: viene convocata ed autorizzata una assemblea sindacale in pieno periodo turistico, nessuno avvisa e scoppia il caos. Le responsabilità sono tante: come si fa ad essere così irresponsabili da indire un’assemblea sindacale in questo periodo? Chi e perchè l’ha autorizzata? Chi doveva avvisare e non l’ha fatto? A cosa servono i sindacati se poi la base fa un po’ come vuole? Insomma ci sono un sacco di punti di domanda. Tutti accuratamente ignorati da un Premier che, come al solito, vuole solo più potere e più Stato. La sua soluzione è far diventare i monumenti servizi pubblici essenziali. Cosa che, ovviamente, non sono. Il decreto legge sarà quasi certamente impugnato alla prima occasione e dubito sopravviverà alle censure della Corte Costituzionale. Il vero problema, comunque, è un altro. Ed è di fondo. Non sono i beni culturali non sono servizi essenziali, ma non hanno alcuna reale esigenza di essere pubblici.

Il problema dei problemi, infatti, è quello di una classe di lavoratori che si ritiene unta al Signore e che costantemente mette i propri privilegi davanti alle richieste dei clienti. Perchè, di fatto, loro non rispondono a nessuno se non ai capi bastone che incanalano i voti e gestiscono le clientele. I Sindacati Confederali non possono che guardare muti la deriva dei grumi di privilegio che usano strumenti impropri per dichiarare scioperi mascherati. Non prendiamoci in giro. Queste assemblee sindacali non sono altro che modi per rendere impossibile accedere ai servizi, senza, oltretutto, rimetterci alcunché. Ormai il mondo del lavoro statale, parastatale ed ipergarantito nel privato si è ridotto a questo: una interminabile sequela di azioni di disturbo per proteggere l’esistente. Ed impedire al futuro di arrivare. E’ una lotta dannata, condannata all’insuccesso, ma destinata a procurare danni enormi. Questo potrebbe tranquillamente risolversi legando le sorti ed il destino di quei posti di lavoro al successo garantito loro dal mercato. Si riuniscano pure, basta che sappiano che meno soldi fanno, meno ne prendono loro. Toglietegli le certezze, vedremo quanti si daranno ancora alla guerriglia.

Invece stiamo procedendo nella direzione opposta. Per carità, va notata una certa coerenza: se abbiamo deciso che il Colosseo è il nostro petrolio, chi lo deve far fruttare deve avere la stessa normativa dei medici. Il problema è proprio il presupposto. Il Colosseo è un monumento, non un pozzo di petrolio. Sembra banale, ma qualcuno lo dovrebbe ricordare dalle parti di Palazzo Chigi. Tanto per evitare di incoraggiare il complesso di indispensabilità di cui sono affetti i dipendenti del sistema museale Italiano. Che mi pare già ben sviluppato…

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