A Parma grande rassegna antologica del Maestro Balla

Cultura e spettacolo

Milano 9 Agosto – Dal primo periodo figurativo alla grande avventura del Futurismo, la produzione artistica di Giacomo Balla è al centro di una grande rassegna allestita dal 12 settembre all’8 dicembre negli splendidi spazi della Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo (Parma). Grazie a prestiti eccezionali delle maggiori collezioni pubbliche e private e la presentazione di alcune opere mai esposte prima, la mostra rileggerà l’arte del maestro torinese attraverso l’analisi del manifesto ‘Ricostruzione Futurista dell’Universo’, e di cui si celebra il centenario della sua pubblicazione, sottoscritto dallo stesso Balla e da Fortunato Depero. Non a caso l’importante esposizione si intitola ‘Giacomo Balla Astrattista Futurista’, appunto la definizione usata dai due artisti per siglare quello che fu uno dei testi teorici più rivoluzionari delle avanguardie del ‘900. I curatori Elena Gigli e Stefano Roffi hanno infatti selezionato le opere per ripercorrere attraverso l’evoluzione di Balla i capisaldi del Manifesto del 1915, proponendo ai visitatori un percorso articolato per i temi pregnanti sia del Futurismo sia della poetica del maestro. Dipinti, sculture, disegni, pastelli, tutti di grandissima qualità, provengono da prestigiose collezioni private e dai principali musei italiani che custodiscono opere di Balla, fra i quali la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, il Museo del Novecento di Milano, la Galleria d’arte Moderna di Torino, gli Uffizi. Chiude l’esposizione un apparato di documenti originali (fotografie d’epoca, cataloghi, manifesti) dell’Archivio Gigli del Manifesto della Ricostruzione Futurista dell’Universo. La mostra si apre con la sezione ‘Astratto’, che parte dalla luce contenuta nei pastelli di inizio ‘900, realizzati a Villa Borghese (in particolare ‘Fontana (che piange)’, prestito della Banca d’Italia, mai esposto in precedenza) e negli studi dell’iride del 1912, per concludersi con la ‘Finestra di Dusseldorf’, l’ultimo documento pittorico del tormentato trapasso tra pittura oggettiva e astrattismo, ritrovato dalle figlie Luce ed Elica Balla nel 1968. E se il tema del dinamismo è testimoniato dal volo delle rondini, dall’automobile che corre nella velocità astratta, i cicli delle Stagioni e delle Trasformazioni Forme e Spirito raccontano le suggestioni del ‘Trasparentissimo’, mentre il ‘Coloratissimo’ e il ‘Luminosissimo’ prendono corpo nel paesaggio artificiale di ‘Linee forze di paesaggio + sera’ del 1917-’18, mai visto in una mostra prima d’ora, o Feu d’artifice e i Fiori in 3D. Non mancano gli autoritratti come ecce homo dell’artista e neanche il vestito e il mobile futurista dalla caleidoscopica Casa Balla, invece il ‘Trasformabile’ e il ‘Drammatico’ trovano il loro centro nell’interventismo in guerra con ‘ Dimostrazione interventista’, opera del 1915 recentemente riscoperta sul retro del dipinto ‘Verginità’, realizzato nel 1926. La figura femminile trova la sua esplicazione nel tema del ‘Volatile’, illustrato a Villa Magnani Rocca da splendidi capolavori: dal primo pastello con ‘Elisa che cuce’ (1898) al ‘Dubbio’ (1907-1908), dagli straordinari ritratti di donna degli anni ’20 al celebre ‘Noi 4 allo specchio’ del 1945. Infine, lo ‘Scoppiante’ si materializza nella linea della velocità nelle sculture: dal rossissimo Pugno di Boccioni al Complesso plastico (studi e progetti da Casa Balla). Il Manifesto della Ricostruzione Futurista dell’Universo, firmata da Fortunato Depero e Giacomo Balla l’11 marzo del 1915, rappresenta una delle tappe più significative nell’evoluzione dell’estetica futurista. Con questo testo trova una completa maturazione la volontà del Futurismo di ridefinire ogni campo artistico secondo le sue teorie e di rifondare le forme stesse del mondo esterno fino a coinvolgere anche gli oggetti e gli ambienti della vita quotidiana. Un principio artistico che non costituisce una novità storica, in quanto era già alla base della poetica dello Jugendstil, ma mentre in quel caso si fa riferimento a un’idea d’arte come valore assoluto, ora le finalità sono del tutto diverse. Per il Futurismo, l’arte non è più fine a se stessa e non ha come obiettivo la pura esperienza estetica, ma diviene uno strumento per affermare una diversa concezione della vita e un suo rinnovamento. La più importante innovazione proclamata dal manifesto della Ricostruzione Futurista dell’Universo è infatti la proposta di estendere tale l’estetica a tutti gli aspetti della vita quotidiana. I campi della ricerca sembrano illimitati: arredo, oggettistica, scenografia, moda, editoria, grafica pubblicitaria. Nulla sembra essere estraneo alla sensibilità di Balla e Depero, come essi stessi, e i loro colleghi, testimoniavano attraverso il loro modo di essere, un segno distintivo imposto da subito, fin dalle prime celebri ‘serate’, durante le quali gli artisti-autori-declamatori indossavano abiti da loro stessi disegnati e maschere che suggerivano la robotizzazione e meccanizzazione dell’uomo. (Ansa)

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