Milano Expo, i messaggi di solidarietà dei turisti: «Un pensiero di pace contro il terrorismo» 

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Milano 29 Giugno – Francia, Tunisia e Kuwait: cordoglio e solidarietà. La Palestina condanna le stragi fondamentaliste.

A guardarlo da lontano è un sabato qualunque ad Expo. Forse un po’ più caldo degli altri. La gente che sorride e fa la fila davanti ai padiglioni. Anche quelli dei Paesi colpiti dai terroristi. E alla Francia. Ecco, se l’obiettivo era di alimentare la paura i jihadisti hanno fallito. Il cluster della Tunisia è persino più pieno del solito. I turisti sanno cosa è successo. E anche questo è un modo di reagire. Attorno il numero dei poliziotti non sembra aumentato. O se lo è non si nota per niente. Altro bel segnale di normalità. Che non sconfina mai nell’indifferenza. Solo che qui il dolore vuol dire andare a stringere la mano in silenzio ai tunisini che lavorano nel cluster. O firmare il registro delle condoglianze nel padiglione del Kuwait. Per dire che ci siamo senza rinunciare alla nostra libertà o cedere alla paura. «Certo che siamo tristi – dicono i responsabili del cluster – e anche preoccupati per quello che è accaduto nel nostro Paese. Ma non ci pieghiamo al terrorismo. Sono una minoranza. E sentire tutta questa solidarietà ci dà forza».

Expo è anche questo. Un incontro di popoli. E non è retorica. «Fin dall’inizio di Expo abbiamo detto che questo è un luogo di pace – sottolinea il commissario unico Giuseppe Sala – Qui si incontrano i Paesi, le culture, le religioni in uno spirito di armonia e rispetto. Siamo vicini alle nazioni colpite dagli attentati e il nostro auspicio è che anche nei prossimi mesi nulla avveleni il clima di Expo». Sulla sicurezza Sala ha ripetuto quanto già detto venerdì: «I controlli finora hanno funzionato perché sta funzionando il lavoro di coordinamento e collaborazione fra le varie forze dell’ordine e gli enti istituzionali. Continuiamo su questa strada avendo a cuore la tranquillità di ospiti e dei Paesi partecipanti ma evitando gli allarmismi».
Davanti al padiglione del Kuwait la fila è da guinness dei primati. Un serpente che a vederlo pensi ci vorranno ore per entrare. Poi, invece, ti dicono che loro sono svelti a smaltire le code. I responsabili con l’auricolare garantiscono che niente è cambiato da due giorni fa. E anche le voce del padiglione chiuso per lutto giovedì sera si rivela infondata. Dentro, però, c’è un libro con la copertina nera: il registro delle condoglianze. «L’abbiamo aperto da poche ore – raccontano – e abbiamo già riempito decine di pagine». Il responsabile kuwaitiano è sicuro: «Si va avanti con più determinazione. Il nostro Paese è per la pace». Davanti a lui una delegazione di palestinesi venuta a portare solidarietà. E proprio il console della Palestina, Hani Gaber ribadisce la «condanna per gli eccidi. Episodi inqualificabili. Che nulla hanno a che fare con la religione islamica. Spero che proprio da Expo possa partire un piccolo segnale di pace. Qui è sperimentata la convivenza tra i popoli».

Carlo Baroni (Corriere)

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