La società europea dell’obesità condivide e raccomanda la carta di Milano sull’Urban Obesity

Scienza e Salute

Con la pubblicazione del documento sulla rivista internazionale Obesity Facts, la European Association for the Study of Obesity (EASO) ne condivide gli intenti e raccomanda alle organizzazioni degli stati membri di promuoverlo in ambito scientifico e politico. Il patto tra amministratori, scienziati e società civile, promosso in Italia dal centro di studio e ricerca sull’obesità (CSRO) dell’Università degli Studi di Milano, in collaborazione con numerose istituzioni e associazioni, nell’ambito del programma Cities Changing Diabetes, varca i confini nazionali. In Europa, 1 su 5 è una persona con obesità e le stime convergono verso la drammatica soglia del 50 per cento al 2030; in Italia gli adulti con questa malattia sono oltre 5 milioni cui vanno aggiunti circa 800 mila bambini  «Un futuro giusto e sostenibile per le persone con obesità è anche una nostra responsabilità.» È racchiusa in queste parole, che chiudono la “Carta di Milano sull’Urban Obesity”, l’essenza del patto tra amministratori, scienziati e società civile, per un impegno preciso ad affrontare l’obesità quale malattia, garantendo miglior qualità di vita alle persone con obesità che vivono nei grandi centri urbani. Presentato in Italia lo scorso maggio, il documento, promosso dal Centro di studio e ricerca sull’obesità (CSRO) dell’Università degli studi di Milano, in collaborazione con Comune di Milano, Regione Lombardia, Associazione nazionale dei comuni d’Italia (ANCI), Intergruppo parlamentare obesità e diabete, Health City Institute, rete Cities Changing Diabetes, IO-NET, OPEN (Obesity Policy Engagement Network), IBDO Foundation, SIO (Società Italiana dell’Obesità), SIP (Società Italiana di Pediatria), SIEDP (Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica), ADI (Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica), SIMG (Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie), associazione Amici Obesi e Cittadinanzattiva, diventa un impegno europeo.  La European Association for the Study of Obesity (EASO), organizzazione che rappresenta la comunità scientifica, oltre che le associazioni delle persone con obesità nel vecchio continente, sostiene la “Carta di Milano sull’Urban Obesity”, condividendone gli intenti e raccomandando alle organizzazioni degli stati membri di promuoverla a tutti i livelli, oltre che in ambito scientifico e politico, anche culturale, sociale ed economico.

«La Carta di Milano sull’Urban Obesity – spiega Michele Carruba, Presidente onorario del CSRO – prende origine da uno storico documento siglato a Milano nel 1999 dalle società scientifiche europee che si occupano di ricerca sull’obesità. Fu chiamato “Milan Declaration”, la prima call-to-action degli esperti affinché l’obesità venisse riconosciuta una malattia e come tale trattata con le terapie più opportune e aggiornate. A questa fece seguito, in occasione dell’EXPO 2015 di Milano, la “Carta di Milano”, che elenca i principi della nutrizione salutare, dello sviluppo sostenibile e della sostenibilità ambientale, che allargò gli obiettivi d’azione, alla luce dei grandi cambiamenti che lo stile di vita dell’umanità stava affrontando, come ad esempio la crescente urbanizzazione.» «Il sostegno convinto di EASO al nostro documento è di estrema rilevanza – aggiunge Enzo Nisoli, coordinatore scientifico del comitato di indirizzo del CSRO – per un impegno comune e condiviso a favorire decisioni politiche a tutti i livelli, sia locale, sia nazionale e internazionale, che garantiscano il raggiungimento di un obiettivo così rilevante per la salute della popolazione. Bisogna rendere l’ambiente e il tessuto urbano meno obesogeni e più orientati alla qualità della vita delle persone con obesità, attraverso l’eliminazione delle barriere sociali, strutturali e culturali che impediscono loro un’esistenza dignitosa e piena. Solo con un lavoro coordinato tra scienza, società civile e politica, sarà possibile vincere le grandi sfide legate a questa malattia, come l’accesso alle cure e la lotta allo stigma sociale, particolarmente rilevante nei contesti a elevato impatto socio-demografico e nelle grandi aree urbane e metropolitane.» «Già oltre vent’anni fa la comunità scientifica internazionale sottolineava il pericolo per la salute, derivante da una condizione che all’epoca, la stragrande maggioranza considerava un problema prevalentemente estetico – conclude Luca Busetto, Co-chair Obesity Management Task Force di EASO. Invece, è dimostrato che ridurre la prevalenza dell’obesità di 1 punto percentuale può evitare da 1 a 3 milioni di casi di diabete, ipertensione arteriosa, malattie cardiovascolari e tumori tra i cittadini europei; una stima che aumenta a 2-9 milioni se la riduzione è del 5 per cento. Stiamo parlando di una malattia che riguarda il 20 per cento dei maschi e il 23 per cento delle femmine in Europa, che causa 337 mila decessi ogni anno e costa 70 miliardi di euro; tale malattia, infine, potrebbe raggiungere entro il 2030 la drammatica soglia del 50 per cento della popolazione europea. Una malattia che, nel nostro Paese, riguarda oltre 5 milioni di adulti ai quali si aggiungono circa 800 mila bambini.»

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