Evanescente, i gesti ampi, ironica, una personalità che si imponeva, per quella genialità che respirava di curiosità, di intelligenza. La divina della scena, qualsiasi essa fosse, stampava le sue interpretazioni che attraversavano il tempo, le mode, la peculiarità dei personaggi. Valentina Cortese ha tolto la sua presenza lasciando il mondo, Milano, smarriti, a riflettere quanto quel “folletto” fosse creativo, moderno, senza tempo. Immortale a teatro, scricciolo che diventava immenso, forte nella tenerezza, violenta nella rabbia, con la voce modulata che sapeva impennarsi. Ma la classe, l’eleganza dell’anima nel privato segnavano i rapporti, la capacità di un giudizio obiettivo. “Carina” diceva spesso parlando dei “grandi” che aveva incontrato, al cinema o in teatro. Unica che teneva alta la propria dignità con Strehler, una coppia che ha letto gli autori teatrali, con un lampo di genio. Quel turbante che disegnava visivamente la sua elegante unicità aveva confessato fosse un ricordo, un omaggio alle contadine della sua infanzia. Una testimonianza che richiama la terra, l’origine di una infanzia difficile. Non amava parlare dei suoi problemi privati e dava leggerezza e ironia al quotidiano, a chi incontrava. Sapeva sorridere con la dolcezza di chi è forte, sapeva ballare nel lungo percorso della vita, sapeva porgere l’eleganza dei gesti. Aveva 96 anni.

Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano