Il car sharing, un tempo acclamato come pilastro dell’economia del futuro e destinato a superare il concetto di proprietà privata, sembra attraversare un momento difficile. Nemmeno Milano, considerata una delle città più “green” e illuminate, è immune. La città ha favorito l’adozione di startup e servizi di micromobilità (monopattini ed e-bike), la cui regolamentazione è arrivata in ritardo, ma ora il settore del car sharing si scontra con problemi di sostenibilità.
La notizia centrale è l’imminente ritiro da Milano di Zity, la società di car sharing nata nel 2017 come joint venture tra Ferrovial e Mobilize (Gruppo Renault). Con una nota sul suo sito intitolata “💔 Dobbiamo dirci arrivederci”, Zity, arrivata nel capoluogo lombardo nel 2022, annuncia la cessazione delle attività.
L’azienda motiva la decisione spiegando che: “Le circostanze del mercato e la sostenibilità a lungo termine del business nel suo formato attuale ci hanno portato a rivalutare la nostra operazione”.
L’accusa di Assosharing: canoni comunali troppo alti
L’addio di Zity (che comporterà il ritiro di 650 veicoli elettrici entro il 18 dicembre) innesca una dura polemica da parte di Assosharing, l’associazione di riferimento del settore, che attacca direttamente il Comune di Milano.
Assosharing denuncia che “mantenere il servizio a Milano è diventato insostenibile: ogni veicolo genera perdite superiori ai 400 euro al mese, un dato determinato dal canone comunale, oggi di gran lunga il più elevato tra le grandi città italiane, oltre che dagli elevati costi operativi.”
L’associazione sottolinea il contrasto con altre amministrazioni: “Mentre Roma, Torino e Bologna hanno scelto di rivedere o azzerare i canoni per non compromettere un servizio divenuto essenziale, a Milano non sono stati adottati interventi analoghi”.
Rischio collasso e crisi globale
Secondo Assosharing, il ritiro di un operatore come Zity riduce la massa critica, indebolendo l’intero ecosistema della mobilità condivisa. L’associazione lancia un allarme: “Senza un intervento immediato da parte dell’Amministrazione, il rischio è quello di un collasso dell’intero servizio”.
La crisi, tuttavia, non è limitata all’Italia. Estendendo l’analisi a livello internazionale, il car sharing sembra in difficoltà anche altrove. Ad esempio, nel Regno Unito, la piattaforma americana Zipcar ha annunciato la chiusura delle sue attività entro la fine dell’anno, nonostante i 650.000 abbonati. I bilanci 2024 di Zipcar mostrano un brusco calo dei ricavi e un aumento drastico delle perdite, confermando una tendenza di difficoltà globale nel settore.
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Mi auguro che anche altre società come queste facciano la stessa poiché sono servizi che alla fine creano più danni e fastidi, tra pazzi che le guidano e danni alle auto parcheggiate, ai parcheggi selvaggi alle auto vandalizzate da idioti. La condivisione come in questo caso è una ideologia che si è rilevata quasi per nulla costruttiva. Vedere anche mongopattini e bici.