C’è sempre un curioso paradosso quando si parla del Leoncavallo. Tutti a celebrarlo come “luogo di cultura alternativa”, tutti pronti a difenderlo come simbolo della sinistra milanese, ma quando si tratta di averlo come vicino di casa… improvvisamente i compagni si scoprono conservatori, se non proprio allergici al frastuono.

L’ultima conferma arriva da Alessandra Kustermann, storica ginecologa ed ex primaria della Mangiagalli, donna di sinistra vicina al Pd. Dopo lo sgombero di via Watteau, la dottoressa non si allinea al coro dei sostenitori incondizionati: «Sul Leonka ho una posizione non omologata, anche se sono di sinistra». Tradotto: benissimo il centro sociale, ma non a due passi da casa mia.
Le motivazioni addotte sono, diciamolo, piuttosto risibili. I trasporti pubblici scarsi, le curve pericolose della strada, l’amianto nei tetti. Problemi veri, certo, ma secondari rispetto a quello che non viene detto ad alta voce: le donne accolte nella cascina Ri-nascita – un progetto che ospita vittime di violenza e maltrattamenti – hanno il diritto di vivere in pace, non con la musica a tutto volume fino alle tre del mattino.
Ed ecco il punto. Quando a pagare il prezzo della “cultura alternativa” sono gli altri, va tutto bene. Ma quando si rischia di dover rinunciare al proprio sonno, allora ecco che i compagni diventano improvvisamente difensori del quieto vivere, con il più classico dei riflessi nimby: non nel mio cortile.
Il Comune stava cercando una sistemazione alternativa, ma il blitz governativo ha messo tutti di fronte al fatto compiuto. Una follia, certo. Ma la verità è che nessuno – nemmeno a sinistra – vuole davvero il Leoncavallo come vicino di casa. Perché la “cultura” a decibel da discoteca sarà anche rivoluzionaria, ma disturbare il sonno altrui resta un vizio antico.
Compagni col sonno degli altri, conservatori con il proprio: la parabola del Leoncavallo non poteva trovare sintesi migliore.

Giornalista pubblicista, opera da molti anni nel settore della compliance aziendale, del marketing e della comunicazione.
Mamma mia! Definirsi di sinistra di questi tempi la rende un po’ disinformata sulla sinistra odierna. Oppure di dice di sinistra così tanto per dire (e per votare), visto che sicuramente farà parte di quella borghesia sinistroide ipocrita che si reputa tollerante e liberale purché …sia tutto lontano da loro casa.