Erano bastate le parole, un’ideologia con una proiezione internazionale, una postura da parvenu chic per descrivere, sublimare, rendere paradigmatico un Modello Milano decisamente smart per Beppe Sala. L’enfatizzazione del castello fu il compito eseguito senza esitazioni dai giornali amici, dai salotti bene, dalle anime pie che osannavano il “condottiero”.
Parole che non sapevano tradurre l’anima di Milano, dei suoi cittadini operosi, dei ghetti di emarginazione sociale. Ed era sorprendente come la narrazione di sinistra avesse un impatto vincente, al di là del buon senso, al di là della realtà.
Le parole, oggi finalmente, necessitano di una verifica e, pur essendo garantista, molte ombre vanno illuminate.
Nonostante le recenti richieste di misure cautelari da parte della Procura abbiano scosso l’urbanistica e le istituzioni milanesi, lo scoppio di questo scandalo era tutt’altro che imprevedibile. Il prevedibile clamore mediatico che ne è derivato non deve però oscurare una consapevolezza più profonda: queste pratiche illecite si sono protratte per anni, spesso favorite dal silenzio complice di una stampa legata a doppio filo agli interessi della politica e della finanza.
Il cosiddetto “modello Milano“, a lungo elogiato in ambito imprenditoriale e istituzionale, ha così rivelato una verità già nota a una parte della cittadinanza. La politica del mattone, orientata alla costruzione di un’immagine di “città smart”, ha di fatto reso la vita dei cittadini sempre più difficile, intrappolandoli, spesso consapevolmente, nella retorica della “metropoli che non si ferma mai”.
Questo approccio urbanistico, basato su una costante campagna promozionale – come già dimostrato da Expo 2015 e ora dalle Olimpiadi Milano-Cortina 2026 – mira ad attrarre interessi internazionali a discapito dei bisogni reali di chi abita la città.
Comitati di quartiere, associazioni e giornalisti, spesso etichettati come “Cassandra fastidiose”, avvertivano da tempo sul futuro di una città costruita sulla speculazione e sulla corruzione del modello pubblico-privato. La politica che ha progressivamente allontanato e continua ad allontanare sempre più persone dal capoluogo lombardo ha finalmente svelato le sue vere dinamiche.

Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano
Un vecchio proverbio recita “Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi”.
Spero che sia solo l’inizio del declino di questo personaggio arrogante e bugiardo, che deve essere inesorabile e definitivo come si merita.