Siamo già nell’era del dominio della macchina sull’uomo

Società

Un semplice fatto di cronaca dimostra che il dominio della macchina sull’uomo è già in atto

Siamo ormai nell’ottica che le tecnologie e, in particolare, l’Intelligenza Artificiale – AI, che scriviamo con le lettere maiuscole quasi a mostrarne un timore reverenziale – sostituirà l’essere umano in molte delle sue attività lavorative, ma attenzione a credere che possiamo davvero demandare tanto alle macchine. Non è e non sarà necessaria soltanto la supervisione umana ai compiti affidati ai robot; si dovrà prevedere che vi siano sempre uomini preparati a svolgere il medesimo compito del robot, se non altro perché certe attività non godono del privilegio di potersi interrompere in caso di guasto e attendere che la macchina venga riparata.

Un esempio molto semplice viene dalla cronaca. Sabato 21 giugno attorno alle ore 19, la Farmacia Benuin Viale Famagosta a Milano – punto di riferimento per tutta la zona e non solo perché aperta h 24– ha smesso di svolgere il suo ruolo benché vi fossero due farmacisti attivi. Le persone si recavano al bancone con le loro ricette per richiedere i farmaci prescritti e i farmacisti, dopo avere valutato attentamente la conformità delle ricette, rispondevano che non potevano fornire i medicinali necessari. Il motivo? Un guasto tecnico del macchinario che distribuisce in modo automatico le confezioni, ponendole sullo scivolo che le porta dal piano superiore a quello del bancone, su input del pc azionato dal farmacista. Ero presente e ho chiesto: “Per cortesia, non potrebbe andare al piano superiore di persona a prendere i farmaci di cui ho bisogno?”.  Il farmacista mi ha risposto: “Come faccio? I bracci meccanici che prendono le confezioni dei medicinali e le collocano sullo scivolo non funzionano. Se vado di sopra io, non saprei nemmeno dove cercare, tanti sono i farmaci in magazzino, mentre il robot sa dove si trovano le scatole dei medicinali”.

Avete letto bene: il robot sa dove si trovano i farmaci, il farmacista no. Questo naturalmente ha procurato un gran disagio a tutti coloro che si sono recati in farmacia, contando sul fatto di poter avere i medicinali necessari. Ci sono stati anche casi di persone trafelate, di ritorno dalla Guardia Medica, che avevano bisogno urgente di medicine per i loro famigliari e hanno dovuto rivolgersi altrove.

Riflettiamo: in questo caso si è trattato di un disagio perché chi aveva urgenza ha perso tempo, ma avrà certamente trovato quanto prescritto in un’altra farmacia di turno. Milano è ben servita da questo punto di vista. Ma se il robot che si è bloccato fosse stato messo a svolgere una funzione molto più critica e sul posto non fosse stato presente nessun essere umano in grado di subentrarvi, in quanto si pensa che ci sono i robot e quindi non serve che le persone imparino a fare ciò che le macchine fanno al loro posto, cosa sarebbe accaduto? Sarebbe bene che ci fermassimo a pensare a queste verosimili eventualità e non impostassimo la formazione dando per scontato che certi compiti, anche banali, verranno svolti dalle macchine perché corriamo il rischio di mettere a repentaglio la continuità di servizi importanti.

Ho citato un banale caso di cronaca nel quale mi sono trovata coinvolta, ma attenzione perché le conseguenze nefaste che si verificherebbero in altri contesti potrebbero essere definitive. Basti pensare all’uso della robotica in chirurgia. Fantastico, certamente. I vantaggi sono numerosissimi, dal braccio robotico fermo e preciso alla possibilità di effettuare operazioni delicate anche a distanza. Tuttavia, se il robot si blocca e il chirurgo non è capace di portare avanti l’intervento?

Lo stesso quando affidiamo la nostra sicurezza alle macchine, con veicoli a guida automatica, ad esempio. Va bene, ma in caso di guasto bisogna che intervenga il pilota, il macchinista, il conducente…

La tecnologia è un’ottima cosa. Tuttavia, non possiamo permetterci di farci sostituire dalle macchine. L’essere umano deve mantenere molte delle sue attuali competenze e svilupparne altre ancora per essere sempre in grado di padroneggiare la macchina. È angosciante l’idea di essere gettati in pasto alle macchine e di venire sopraffatti da esse.

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