Questo mese si è toccato il record negativo della disoccupazione: meno del 6% (5,9%). Mai così pochi hanno cercato lavoro senza trovarlo. Un tempo avremmo festeggiato. Oggi rischiamo di perdere tutto. Perché? Perché la CGIL ha deciso di battere il proverbiale colpo con un Referendum inutile e dannoso, che eliminerebbe alcune delle riforme di maggior successo nel contrastare la disoccupazione della storia. Lo dico con la morte nel cuore: fatte tutte o quasi dal centrosinistra. Purtroppo, come con le liberalizzazioni, sono croci che van portate. In ogni caso a quanto proprio non va giù che l’economia funzioni. In questi giorni ho letto davvero di tutto, incluse bufale vere e proprie. La più gettonata, naturalmente, è che se vincesse il Sì al primo quesito tornerebbe l’articolo 18. Naturalmente non è così, tornerebbe la Fornero, decisamente più punitiva.
Ma, come ha scritto qualcuno, ci vuole un segnale. Un segnale più che sia. Come il naufrago che desse fuoco alla propria barca a mezzogiorno in mezzo al mare. Così, nella speranza che qualcuno veda il fumo e lo salvi. Siamo nel pieno della politica della visibilità: non importa per quale motivo, positivo o negativo, l’imperativo è essere visti. Anche se per essere visti si devono fare sciocchezze. Prendete, ad esempio, la questione della cittadinanza. Siccome viviamo in un presente distopico, con tempi burocratici da era sovietica, allora dimezziamo i tempi per poter far richiesta. E poco importa se questo non risolve nulla, anzi porterà a un milione e trecentomila nuove richieste che non si capisci chi dovrebbe processare rapidamente. Portando a dilatazioni temporali infinite e, di fatto, all’inutilità del referendum.
In sostanza, andare a votare serve solo alla CGIL per contarsi, alla sinistra per fare polemica fine a se stessa e agli innamorati dei ludi cartacei purché siano. Se appartenete a una delle tre categorie: buon voto. In ogni altro caso non vi fate intomodire: astenersi è perfettamente legale. Far propaganda all’astensione è altrettanto legale. E nessuno toccherà un quorum, simbolo di saggezza e buonsenso legislativo. Semplicemente spiegherà ai più radicali nel campo largo che le furbate non pagano. Se vogliono dare il colpo di grazie alla nostra economia si devono far votare. Una cosa che, fuori dalle grandi città, non mi pare gli riesca molto bene.

Giornalista pubblicista, opera da molti anni nel settore della compliance aziendale, del marketing e della comunicazione.