Tra giugno e luglio pagheremo le tasse. Quando succederà questa cosa ricordatevi che siete una minoranza e che vi discriminano. Quindi, se vi va, potreste pensare di rivolgervi all’importantissimo sportello che il Comune ha messo in campo solo per questo scopo. Quale? Lo descrive così l’Assessore al Sociale Bertolè:
“Nasce lo Spazio antidiscriminazioni del Comune di Milano, un luogo di incontro e confronto che verrà ospitato presso la Casa dei Diritti di via De Amicis 10. Lo abbiamo annunciato dal palco del Forum del Welfare.
Avrà una funzione di filtro per l’ascolto e il riconoscimento del bisogno – la discriminazione può riguardare appartenenza etnica, orientamento sessuale, identità di genere, religione, sesso, disabilità, età, condizioni socio-economiche – e il successivo orientamento verso i servizi interni o comunque presenti sul territorio.”.
Confusi? Ho avuto la fortuna di partecipare a una Commissione Municipale in cui ci sono stati fatti due esempi concreti e una casistica generale delle persone che aiutano.
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Soggetto con gravi disagi mentali, senza tetto, a cui un dottore spiega che nella sua condizione le speranze di una soluzione sono pochissime. Il soggetto, secondo l’operatrice antidiscriminazioni presente (perché?) era a stento capace di intendere e volere. Lei invece era presentissima a se stessa, ha preso debita nota e si presentata con altri due colleghi dal capostruttura per fare opera di persuasione. Il paziente, infatti, era stato discriminato. Il risultato ottenuto? Storico. Gli hanno cambiato dottore. E per riuscirci ci sono voluti solo due impiegati comunali e forse un dirigente.
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La madre di una alunna ha una relazione con un’altra donna. La compagna vuole fare la rappresentante di classe. La scuola lo consente solo ai genitori. Poche, accurate, parole di un numero imprecisato di dipendenti pubblici risolvono il problema. Ora la compagna, votata da chiunque non volesse subire lo stesso fato della Dirigente Scolastica, è rappresentante di classe.
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Il caso di discriminazione più comune? Persone di colore (sole? Non lo sappiamo, ma pareva implicito) a cui nessuno affitta. A Milano. Dove nessuno senza garanzie, a prescindere dal colore della pelle, trova nulla. Lo so per esperienza personale. Solo che se succede a me è legittima scelta dei proprietari. Se succede a loro è razzismo.
Ecco, qui si ferma il mio reportage. La prossima volta che chiederete un posto al nido, un rifacimento di marciapiede o uno sfalcio serio dei prati e vi diranno che i soldi non ci sono, ricordatevi di come li spendono. E mi raccomando: chiedete sempre gli scontrini. La persuasione fatta da questi simpatici dipendenti pubblici non si paga da sola.

Giornalista pubblicista, opera da molti anni nel settore della compliance aziendale, del marketing e della comunicazione.