La crescita incessante dei valori immobiliari sta mettendo a dura prova il tessuto sociale di Via Padova a Milano. Come riporta Altreconomia, numerose famiglie si trovano costrette ad abbandonare le proprie case, spesso nel bel mezzo dell’anno scolastico, con gravi ripercussioni sul percorso educativo e sulle relazioni dei bambini.
Un gruppo di genitori della scuola primaria del quartiere ha deciso di agire, unendosi alla scuola e alle realtà locali per offrire un sostegno concreto a chi rischia di perdere la propria abitazione. Il culmine di questa mobilitazione sarà un presidio previsto per il 15 maggio, con l’obiettivo di ottenere un rinvio dell’imminente sfratto che coinvolge la famiglia di Magdolin (nome di fantasia).
Magdolin, sei anni, vive da sempre in Via Padova con i suoi genitori, trasferitisi dal Marocco nel 2011. In questi anni hanno costruito una solida rete sociale grazie alle associazioni del territorio, imparando la lingua e integrandosi nel quartiere. Tuttavia, dopo 14 anni nella stessa casa, la famiglia rischia di essere sfrattata il 15 maggio, ritrovandosi senza un alloggio.
La loro situazione è emblematica di un problema più ampio. Nonostante abbiano sempre pagato regolarmente l’affitto e intestato le utenze, il loro contratto non era registrato. Quando il proprietario ha deciso di vendere l’immobile a una società, la famiglia è stata considerata “occupante” e si è avviata una procedura di sfratto.
Storie come quella di Magdolin non sono isolate alla Casa del Sole, la scuola primaria del quartiere situata nel Parco Trotter. Genitori e insegnanti assistono sempre più spesso al trasferimento di compagni di classe in altre zone o città a causa degli affitti insostenibili o dell’assegnazione di alloggi popolari.
Per contrastare questa tendenza, i genitori della primaria si sono organizzati con il Sindacato inquilini casa e territorio (Sicet) e l’associazione “Abitare in via Padova”. Insieme, hanno indetto un presidio per il 15 maggio, a partire dalle 7:45, per chiedere il rinvio dello sfratto di Magdolin. Marco, padre di un alunno della primaria, ha spiegato ad Altreconomia come un mese in più darebbe ai bambini la possibilità di finire la scuola e ai genitori il tempo necessario per aiutare la famiglia a trovare una sistemazione dignitosa nel quartiere.
Le iniziative del gruppo di genitori non si limitano al presidio. L’obiettivo è attuare interventi di prevenzione e risposta all’emergenza abitativa, offrendo soluzioni immediate alle famiglie sfrattate e promuovendo azioni di sensibilizzazione per informare la cittadinanza e le istituzioni sulle conseguenze di questa crisi, soprattutto sui bambini.
La maestra Giovanna Laguaragnella conferma la gravità della situazione, sottolineando come il numero di bambini a rischio sfratto sia triplicato rispetto all’anno precedente. “In alcune classi si registrano fino a quattro casi di sfratto quest’anno. Ma c’è anche un sommerso di famiglie che non ne parlano per vergogna. Questa instabilità ha un impatto significativo sull’apprendimento dei bambini, che hanno bisogno di serenità per studiare. I traslochi improvvisi e la convivenza temporanea con altre persone alterano le loro routine e portano a maggiori assenze e distrazioni. Cambiare scuola all’improvviso è un trauma che spezza le relazioni e rende difficile l’inserimento in un nuovo ambiente. Per questo chiediamo che i bambini possano rimanere nelle loro case fino alla fine dell’anno scolastico, tutelando il loro diritto allo studio”.
Anche il Dipartimento di Architettura e studi urbani (Dastu) del Politecnico di Milano è attivo nel monitoraggio della situazione abitativa in Via Padova. Alessandro Coppola, ricercatore del Politecnico, evidenzia come il quartiere stia vivendo un’impennata dei costi di affitto e acquisto superiore alla media cittadina, trasformandosi da zona stigmatizzata a luogo “alla moda” attrattivo per il turismo e gli affitti brevi, a discapito delle famiglie residenti. Coppola sottolinea inoltre la presenza di un consistente patrimonio pubblico inutilizzato e la difficoltà crescente per le famiglie di rimanere o accedere al quartiere, spesso costrette ad andarsene a causa della mancata rinnovazione dei contratti o del raddoppio dei canoni. Queste informazioni, precisa Coppola, provengono dalle reti di supporto locali come la scuola e gli sportelli abitativi.
Nonostante le difficoltà, molti bambini sfrattati continuano a frequentare la scuola in Via Padova, raggiungendola da comuni distanti, con un impatto negativo sul loro riposo. L’attaccamento al Parco Trotter e alla scuola è un elemento distintivo del quartiere, un luogo di incontro e dialogo interculturale, come sottolinea Dino Barra dell’associazione “Amici del Parco Trotter”.
È paradossale, conclude l’articolo, che la ricchezza sociale e le iniziative di integrazione costruite nel tempo dalle realtà del territorio rendano oggi Via Padova un’area appetibile per il mercato immobiliare, con il rischio di escludere proprio le fasce più fragili della popolazione che di quei servizi hanno beneficiato, smembrando una rete di solidarietà a cui i cittadini non intendono rinunciare.
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