Manifattura

Forza Italia presenta un piano di rinascita per la manifattura

Attualità

Negli anni 90 la quota di PIL che veniva dalla manifattura era del 20%. Oggi è del 14%. Basta questo dato per far capire il problema che l’economia italiana sta vivendo, come correttamente dice l’Onorevole Casasco. Padrone di casa all’evento di Forza Italia al Museo della Scienza e della Tecnica di ieri, sabato 25 gennaio. Una sala che concentra una quota non irrilevante di PIL regionale, un museo che ha visto alcuni militanti attendere più di un’ora per rientrare. Non so quali saranno le cifre definitive dell’organizzazione, ma non penso possano essere sotto le cinquecento persone. Eppure, come fa notare Zurlo, editorialista de Il Giornale, non è certo una giornata di sole. Non lo è per Milano, ma non lo è nemmeno per l’economia italiana.

Mentre qualcuno si focalizza sul cibo, sul turismo e sull’arte, qui si parla di sostanza. “Se abbiamo vissuto anche solo un’ora in più dei nostri padri, lo dobbiamo allo sviluppo e alla ricerca industriale” dichiara Antonio Tajani. E ha ragione. È un convegno ad alto tasso di liberalismo. Anche se il contesto, la presentazione di un piano industriale, potrebbe indurre in errore. Niente piani quinquennali, ma una ricetta che, come dice Casasco, metta insieme economia reale e sociale. “Per ogni nuova regola, ne vanno tagliate due. Il costo della burocrazia è un macigno” lancia Tajani. Speriamo che il Governo che finora ha avuto alcune geniali idee (tipo la Comunicazione del Titolare Effettivo, 200 o 300 euro all’anno da pagare al commercialista per dire alla Camera di Commercio che, in effetti, la tua azienda è tua) lo ascolti.

Ma soprattutto speriamo che lo ascolti sul dossier energia. Ci riproviamo col nucleare. Sì, forse lo avremo tra quindici anni. E sì, costerà. Ma qualsiasi sia il conto, sarà sempre meno alto che dipendere dal sole, dal vento e dal geotermico. Nel frattempo, dichiara il ministro degli Esteri, basta con l’ideologia green. Basta con le direttive che ci hanno tagliato futuro in nome della difesa del pisquando bruno del Madagascar. No, questo non lo ha detto il Ministro. In ogni caso, va bene l’ambiente, ma non se difenderlo significa cedere il mondo della manifattura alla Cina comunista.

Insomma, si apre un futuro importante. In cui, politicamente, difendere le liste e le preferenze, quindi il proporzionale, ma non a discapito del bipolarismo. Invenzione di Silvio Berlusconi. Applausi. Un militante, preso da estasi, si alzava in piedi a ogni menzione del Presidente. Magie di un partito che può parlare di industria con gli industriali, di Italia al mondo e di futuro con chiunque. Ma non smetterà mai di commuoversi per le trovate geniali del proprio fondatore.

L’iniziativa si ripeterà in chiave milanese, grazie al dialogo tra la Coordinatrice di Milano Cristina Rossello e l’onorevole Casasco. Dopotutto qui nel 27 si vota e, forse, oltre che di periferie e militari in strada servirebbe parlare anche d’altro se vogliamo essere competitivi.

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