La generale “narrazione” odierna degli eventi della politica in Italia non può più, purtroppo, non fare considerare ad un attento cittadino-elettore il rischio, in realtà molto pericoloso, che il nostro Paese stia scivolando gradualmente in una fattuale situazione di confusione nel funzionamento effettivo ed armonico delle sue istituzioni. Funzionamento che invece dovrebbe essere volto verso il reale bene comune di tutti i suoi cittadini e la loro primaria salvaguardia della “sicurezza” nella vita quotidiana.
Tale “confusione” pare essere il derivato di una sorta di crescente “pressapochismo” nel necessario rispetto del rigoroso assetto giuridico che sta -e in modo imprescindibile- a fondamento costituzionale basilare di uno “Stato di Diritto”, il quale, realmente in modo non opinabile, tuteli la libertà ed i diritti-doveri individuali di tutti i suoi cittadini.
Ciò è la conseguenza, oltre che di un ormai generalizzato degrado culturale, soprattutto -in Italia- dell’interferenza di una sempre più pervasiva attività di regolamentazione creata dall'”UE” (il cosiddetto “Diritto Europeo”), che, se pur priva di una originaria legittimazione democratica, direttamente oggi impatta sui singoli cittadini degli Stati Membri dell'”UE”, a danno, spesso, anziché beneficio degli stessi. Questo a causa principalmente, in punto di diritto, di una non sempre corretta -o quanto meno assai discutibile- interpretazione dei Trattati istitutivi dell'”UE” da parte di differenti organi delle istituzioni italiane, a volte, pure per confusione fra loro delle specifiche competenze costituzionali degli stessi.
Per la consapevolezza di tutti i cittadini italiani è, in primis, necessario fare chiarezza su un punto fondamentale : l’Unione Europea non è -e non può essere- in termini corretti di diritto internazionale ( cioè in base ai suoi Trattati istitutivi, sottoscritti dagli Stati di essa membri ) uno “Stato” di tipo federale, ma solo un’organizzazione internazionale che trae la sua valenza giuridica dal diritto costituzionale vigente nei singoli “Stati Membri”. Pertanto, ne discende che tutto il complesso normativo sopra menzionato come “Diritto Europeo” ha valenza di diritto pubblico amministrativo ( ed esclusivamente per le sole materie di stretta competenza dell'”UE” stessa ), valenza quindi subordinata -e non sovraordinata- ai principi del diritto costituzionale degli Stati Membri.
Il progressivo degrado istituzionale, che è intervenuto nella Repubblica Italiana nel corso degli ultimi decenni, trasformandola nei fatti da repubblica parlamentare in una oligarchia partitocratica presidenziale, ove la rappresentanza parlamentare degli interessi di tutti i cittadini è stata espropriata a questi ultimi a favore dei partiti politici stessi, questi hanno sempre più usato, solo per loro convenienza politica, l'”UE” come l’alibi sovranazionale da cui far dipendere le decisioni della politica italiana!
Ma … il rigoroso rispetto del suo primario assetto giuridico istituzionale, di certo, non può esonerare il singolo Stato Membro dell'”UE” -proprio per poter partecipare correttamente alla UE stessa- dal darsi, in primis, propria e costituzionalmente adeguata legislazione in tutte le materie che non possono in alcun modo rientrare fra quelle che sono ,in base ai vigenti trattati internazionali sottoscritti dall’Italia, in concorso di competenza con l’UE, come anzitutto l’ordine pubblico a tutela dei propri cittadini.
Quanto qui sopra esposto può essere d’ausilio per meglio capire e spiegare, (a beneficio di una opinione pubblica italiana, che sia correttamente informata sulla realtà dei fatti e non solo destinataria di mera propaganda a sostegno dei vari partiti politici) degli eventi istituzionalmente abnormi, come quello attualmente verificatosi in Italia relativamente alle problematiche dell’immigrazione illegale. a causa del summenzionato stato di reale confusione fra le competenze esclusive dello “Stato”, non dell’UE e dei rispettivi ruoli dei vari organi istituzionali dello “Stato” stesso!
Una “allegra gestione” , in pratica a favore del malaffare, dell’immigrazione illegale in Italia nel corso degli ultimi decenni ha trasformato tale problematica in un serissimo problema di ordine pubblico inerente alla tutela giuridica della sicurezza sia dei cittadini italiani tutti che degli immigrati irregolari stessi. Tale problema non può certo essere l’oggetto in primis di soluzioni estemporanee, vuoi in sede di Commissione Europea (mero funzionariato alle dipendenze anche del governo italiano), vuoi solo grazie alla possibile collaborazione di Stati terzi nel loro territorio.
La repubblica italiana è oggi indisputabilmente un “paese di immigrazione”, che purtroppo è ancora sprovvisto di una sua propria, adeguata ed organica “Legge sull’Immigrazione” in linea con i principi non solo della Costituzione italiana, ma anche delle Convenzioni per i Diritti Umani costituzionalmente recepite nel ns. Paese, che consenta, a quest’ultimo, il necessario sviluppo economico e possa pure garantire la sicurezza nell’ordine pubblico.
Basta con i ricorrenti rattoppi di decretazione ministeriale, quali i del tutto superati decreti flussi, sanatorie una tantum e trasposizioni internazionali di un problema che va risolto, in termini giuridici, prima di tutto in Italia!
Antonio Belloni
(autore di : “L’”Italia” La Guerra! La Paura Un Futuro? Edizioni Epigraphia
e del pamphlet di attualità politica : “Che Estate! E mo, che facciamo?” Edizioni BookSprint)
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