On. Erica Mazzetti

Il “salva casa” è legge, ai princìpi vanno uniformate le leggi regionali

Attualità

Intervista di Assoedilizia alla relatrice alla Camera, Erica Mazzetti: serve un nuovo Testo Unico delle costruzioni

Il decreto “salva casa” è già legge, convertito a spron battuto dal Senato senza modifiche rispetto a quelle decise alla commissione Ambiente territorio lavori pubblici della Camera. Proprio a uno dei due relatori, molto competente sulla materia, Erica Mazzetti (Fi), Assoedilizia ha rivolto alcune domande sui punti meno chiari della norma, sul dibattito politico in corso e sulle prospettive future della normativa di settore

La genesi del provvedimento approdato in Aula ha richiesto molto lavoro, come spiega Erica Mazzetti: “Abbiamo concordato molti emendamenti raggruppandoli e riformulandoli” ma, precisa la deputata, è stato uno dei provvedimenti più partecipati. L’opposizione non ha fatto la confusione che ci si aspettava, e non ci sono state prese di posizione distruttive né in Commissione né in Aula. Abbiamo notato, racconta Mazzetti, che l’opposizione è molto divisa, con M5s e Verdi su posizioni molto ideologiche (ma poco presenti in commissione), decisamente meno il Pd.

“Questo provvedimento – dice Mazzetti – è un buon punto di partenza. Servirebbe un Testo Unico delle costruzioni basato su principi unici a livello nazionale, con una legge delega sulla linea del codice appalti. Sui contenuti ci sto lavorando anche come responsabile dipartimento lavori pubblici di Forza e presidente intergruppo Progetto Italia, che vanta di un eccellente CTS del settore”.

Quanto ai contenuti, sono sorti due interrogativi sul testo. Il primo, visto che la trasformazione dei sottotetti in volumetria abitabile non è prevista da leggi statali ma solo da alcune leggi regionali, la introdotta modifica dei valori minimi di altezze e superfici abitabili è intesa come legge di principio che le Regioni devono rispettare? Con la modifica del titolo V – spiega Mazzetti – la materia è concorrente, quindi i principi della legge devono essere uniformati a quelli delle Regioni, in questo provvedimento abbiamo solo specificato le distanze minime fra edifici, visto che la struttura non cambia ma se ci sono le condizioni possono ottenere l’abitabilità; stessa cosa per il cambio destinazione d’uso con opere, unitamente al relativo atto abilitativo, e senza opere con attività libera, al fine di avere una maggiore flessibilità.

La seconda questione riguarda le tolleranze esecutive introdotte dalla legge: sono previste solo come possibilità di sanatoria per gli edifici costruiti entro il 24 maggio 2024? Sì, purtroppo, precisa Mazzetti, le tolleranza valgono solo per gli edifici ultimati entro il 24 maggio 2024, passando da una unica tolleranza al 2% ad una flessibile dal 2% al 6% in base alla superficie dell’immobile. Certo, oggi ci sono tecnologie così avanzate che è quasi impossibile sbagliare anche se durante l’esecuzione delle opere ancora ci saranno, ma in modo eccezionale. Ma è importante che ora il calcolo si possa fare non in base alla superficie totale ma a quella calpestabile.

Importante, prosegue Mazzetti, è che si torni a parlare di edilizia e urbanistica a livello nazionale. Certo le aspettative delle categorie e dei cittadini sono maggiori, perché oggi stiamo lavorando con la legge urbanistica 1150/1942 e con quella non si fa la rigenerazione urbana in Italia: allora ci si doveva espandere, oggi dobbiamo convertire l’esistente. Serve, insomma, un nuovo Testo unico delle costruzioni con una legge delega basata sui principi ed un regolamento delle  Regioni con le sue peculiarità, favorendo la pianificazione del territorio.

Quanto alla norma “salva Milano”, dice Mazzetti, è fondamentale per il settore dare autentica interpretazione della norma: questo esempio reale riassume tutto quanto detto nella premessa. A rischio ci sono molti investimenti, e si parla di un decreto specifico entro fine luglio. Forza Italia certamente non molla e sta dialogando con categorie economiche e sociali per arrivare ad un soluzione, tutelando tutto il settore da possibili buchi normativi o blocchi per effetto conseguente al caso specifico. “L’emendamento, però – conclude Mazzetti – era arrivato nella versione definitiva a soli dieci minuti dalla chiusura del termine per la presentazione, per altro non risolveva il problema di Milano e complicava tutto il settore; pertanto, come relatrice, assieme alla maggioranza, ci siamo rifiutati di ammetterlo al provvedimento, perché ritengo che occorra una riflessione attenta e pragmatica”.

Saverio Fossati

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