Milanese, diplomata all’Accademia di Belle Arti di Brera, Liliana Moro arriva al Padiglione di Arte Contemporanea di Milano con le sue installazioni che dominano lo spazio, dove il suono è fondamentale. L’abbiamo visitata per la rubrica
L’ingresso del Pac – il Padiglione di Arte Contemporanea di Milano – ospita una grande fotografia e una prima installazione. È sonora, perché il filo conduttore della mostra dedicata a Liliana Moro è proprio il suono.
“È una fotografia che ho fatto nel 1989”, spiega l’artista, “che dà il la a tutto ciò che si ascolta lungo il percorso espositivo. Ho voluto riprodurre come poster murale la foto del microfono, mentre a terra c’è un altro piccolo lavoro, sonoro anch’esso, che si intitola “In no Time”. È un lavoro del 2023, che è una goccia d’acqua che cade in maniera irregolare. Il titolo ne spiega il senso: non c’è più tempo. È un’opera un po’ sulla cura, sull’attenzione che dobbiamo mettere ancora di più per il nostro mondo”.
È più importante ascoltare o guardare?
Sono importanti tutti e due. È importante ascoltare, perché è importante ascoltare l’altro, ascoltare quello che è intorno a noi. Però è importante anche vedere le cose, perché a volte ascoltiamo e vediamo delle cose che sono un po’ troppo “forti”, in senso negativo”.
Gli occhi dell’artista, in un momento storico come quello attuale, possono aiutarci e vedere meglio?
Credo che sia importante la visione dell’artista, perché l’artista – in realtà – non riproduce mai la cronaca di quello che succede, ma va a fondo in quello che sta succedendo. Non deve necessariamente riproporre qualcosa di pesante o di negativo, può aggiungere anche poesia ed è quella che ci aiuta. Allora, magari, pone una riflessione su un qualcosa che è negativo, ma c’è sempre quel qualcosa che ci aiuta a vederla anche in maniera diversa. Per cui è certo che l’Arte, la Cultura, sono fondamentali, specialmente in questo momento.
Se arrivasse qui un alieno e volesse sapere chi è Liliana Moro, cosa gli risponderebbe?
Gli direi semplicemente di prendermi sottobraccio e di fare con me un giro per la mostra e gli racconterei, attraverso i suoni, il mondo dove temporaneamente è sceso. Spero per lui temporaneamente.
Non si può non mettersi in ascolto, mentre si passeggia per gli ampi spazi del Pac, perché le musiche, i rumori, le suggestioni sonore sono ovunque. Così, se da una parte Regreso al Amor, il tango struggente di Astor Piazzolla, fa da sottofondo all’installazione dal titolo “Avvinghiatissimi”, dall’altra siamo noi – camminando nella sala dei “Vetri rotti”, a fare rumore con i nostri passi; se da un lato differenti voci di donne fuoriescono dall’opera “Nomadi”, dall’altra è la voce della stessa Liliana Moro che legge un testo di Samuel Beckett, a riempire la stanza nell’ultimo lavoro in mostra, “Andante con moto”, lo stesso che dà il titolo all’esposizione.
Prima di Milano, la mostra ha fatto tappa al Kunstmuseum Liechtenstein, come spiega Letizia Ragaglia, la direttrice del museo che è anche curatrice della mostra.
Come è nata l’idea di questa esposizione?
“La mostra “Andante con moto”, è nata da un lungo dialogo con Liliana Moro. Ci sono stati quasi due anni di scambi e quindi, quando è stata approvata qui a Milano, che è la sua città, eravamo già una squadra rodata. Sono molto felice che Diego Sileo abbia accettato di far vedere qui la mostra in versione amplificata. Liliana è stata un po’ una direttrice d’orchestra, perché – come dice il titolo – la mostra ha come filo rosso il suono.
Qual è stata la difficoltà maggiore nell’allestire la mostra?
Forse, la difficoltà maggiore era quella di coordinare i diversi suoni, per non far soccombere alcuni lavori e poi effettivamente, lo spazio del PAC non è uno spazio semplice ma credo che Liliana Moro sia riuscita a gestirlo in maniera magistrale, come racconta anche l’opera “Spazi”, lei è qualcuno che sa lavorare con lo spazio. Quindi, mi posso reputare molto sodisfatta di come è andata. Forse, la sfida maggiore era anche costruire una mostra che – per il suo pubblico milanese – perché qui la conoscono tutti, potesse comunque essere un po’ una sorpresa. Abbiamo tirato fuori dei lavori vecchi, dei lavori giovanili, siamo arrivati fino a delle nuove produzioni e come ha detto Liliana stessa, questa volta ha voluto proprio tirare fuori il suono, per dare anche una chiave di lettura nuova a un pubblico che già la conosceva e credo che l’effetto sorpresa funzioni; tirando fuori anche un lavoro vecchio come “Spazio libero”, che non si vedeva da trent’anni: secondo me è un lavoro attuale come non mai. Devo dire che se lavorassi qui ogni tanto andrei in quella stanza per trovare un po’ di mio “Spazio libero”. Si vede anche tutta l’attualità del lavoro di Liliana Moro, che aggiunge sempre un momento di poesia, di riflessione, che ci pone, si pone in una posizione d’ascolto, pone noi in una condizione d’ascolto. Quindi, anche lavori che lei ha fatto tanti anni fa, in questo setting ricevono una nuova lettura”.
Guardarsi intorno e ascoltare, è ciò che dobbiamo fare per fruire al meglio questo percorso e per arrivare all’essenza della realtà che è, lo sappiamo tutti, allo stesso tempo cruda e poetica. (fonte SkyTg24)
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