Matteotti

Delitto Matteotti: storia di un intrigo all’Italiana

Attualità

A cento anni dalla morte, non cessa di sfidarci con i suoi misteri una delle morti più tristemente famose della dittatura fascista: quella di Giacomo Matteotti. Se molto si è detto e ancora di più scritto, nella sua ultima fatica letteraria Giancarlo Infante ci restituisce un quadro nuovo ed estremamente documentato di ciò che è avvenuto prima e dopo. Tracciando un quadro inquietante.

Con il delitto Matteotti prende le mosse uno dei più famosi intrighi della storia d’Italia.

Un intreccio della politica con gli affari, la criminalità e lo spionaggio destinato ad andare oltre il criminale assassinio del parlamentare socialista i cui autori furono la manovalanza che il regime fascista, sin da quasi subito l’arrivo al potere, utilizzava per aggredire gli avversari politici oltre che per mettere in riga alcuni scomodi “camerati” e non sempre in linea con le direttive mussoliniane.

 Questo intrigo è raccontato dal potente capo della polizia, Arturo Bocchini, che riesce a scalare tutti i gradi dell’apparato statale fino a diventare addirittura il “viceduce”. Le sue vicende personali si mischiano con quanto accadde dopo il 19 giugno 1924 quando sul lungotevere Matteotti venne sequestrato e, immediatamente, ucciso.

 La violenza degli autori del gesto, capitanati dal famoso Amerigo Dumini, si accoppiava ai loro errori, persino banali in virtu’ dei quali subito furono identificati e ricercati. del resto, si trattava di una banda raccogliticcia e formata da personaggi che avevano “padroni” diversi. Tutti, pero’, interessati a sapere quali fossero i segreti di cui era entrato in possesso Matteotti e tutti in grado di provocare il crollo del neonato regime. concessioni petrolifere, che gettavano un’ombra anche sul re, le ruberie dei residuati bellici, le concessioni per l’apertura dei nuovi casinò. Forse la vittima sapeva troppo e troppo era determinato a svergognare mussolini e la sua presa del potere.

 Il regime fu quindi costretto a correre immediatamente ai ripari. da un lato, liberandosi di una parte degli organizzatori e dei favoreggiatori del delitto, ma anche impegnandosi  in depistaggi che avrebbero dovuto servire per rendere meno gravi le conseguenze per quei manovali che venivano abbandonati al loro destino giudiziario perché non pienamente difendibili tante le prove emerse subito a loro carico. dall’altro, prese avvio una sistematica persecuzione degli avversari politici.

A partire da quel Giuseppe Donati, il cattolico democratico direttore del popolo, che ha aveva osato denunciare pubblicamente i vertici fascisti, attraverso il quadrunviro de bono, per il diretto coinvolgimento dell’uccisione di Matteotti.

Mentre i politici fascisti regolavano i conti tra di loro e gli affaristi coinvolti nella vicenda cercavano di darsi alla fuga, bocchini è costretto a riconoscere la forza positiva della figura di donati che appare come un vero e proprio eroe di quei giorni.

 Ma il prezzo pagato fu altissimo. costretto all’esilio proseguì con la sua opera antifascista anche all’estero dove dette vita ad alcuni giornali pubblicati all’estero “perché in Italia non c’è più la libertà”.

 Anche all’estero però restava “l’onda lunga” del delitto Matteotti. gli agenti della polizia fascista, molto bene organizzata da bocchini, seguiva gli antifascisti come donati, ma anche quelli che responsabili del delitto erano riusciti a fuggire al di là dei confini da dove cercava di ricattare mussolini e gli altri capi fascisti da cui erano stati buttati alle ortiche.

 Quelle vicende diventano così una vera e propria sequenza di scene cinematografiche degne di far parte di un vero e proprio “triller”. Basato, purtroppo, su fatti veri che non sempre sono stati portati alla piena conoscenza degli italiani.

 Alla fine resta il quesito: ma quanto è cambiata l’Italia nei cent’anni che ci dividono da quel tragico 10 giugno 1924?

Un libro consigliatissimo e autoprodotto, che potete trovare a questo link: https://www.amazon.it/dp/B0D3JCG6HQ

Buona lettura!

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